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IL FATTO QUOTIDIANO Lotito: “Io puritano nell’Italia dei ‘prenditori’ “

Lotito

(M. Pagani) – Mattina, dopo tre giorni di sofferenze: “Presidente Lotito, adesso può?” “Mi scusi, ha ragione, st’inseguimento sembra un film, ma lavoro 20 ore al giorno, lo capisce no? Mi chiami nel pomeriggio”.Pomeriggio: Presidente, ora è possibile? “Ho un languore, sto mangiando un biscotto, è buono, sentiamoci dopo”. Sera, in metrica: Presidente, pietà.“Era a quest’ora, sì lo so, però tra un po’, tra un po’, tra un po’”. In una pausa quasi notturna, quando il cronista veste ormai da stalker, il Presidente si concede. L’abbiamo cercato per 72 ore, chiamandolo 54 volte. Siamo stati testimoni di momenti intimi (“Ah Lù, mi porti quel foglio?”) e riunioni segrete irradiate in vivavoce: “Della norma non mi frega un cazzo, la norma va interpretataaaa”. L’eccezione Lotito è sfuggente, ma non si nasconde. Risponde sempre: “Ho una sola parola: le ho detto che parlo con lei e lo farò”. Accade. Davvero. Lotito è il solito. Dialetto, citazioni, iperboli, fitto ricorso alle lingue morte.

Presidente, siamo qui.
Con voi voglio fare un discorso serio, ma come avrà visto, il consenso non mi interessa. Sa quante interviste rifiuto? Un’infinità. A Roma c’è un nuovo tipo di parassita. Di giorno fa un lavoro, poi cambia mestiere e discute di Lazio in radio.

Non va bene?

E non va bene no, il patrimonio della Lazio non può essere alla mercé di chi non ha la titolarità. Usano la mia attività per trarne vantaggi. Parlano di bilanci senza ave’ la competenze. Sono iscritto all’albo, io. So distinguere un giornalista da un abusivo. La festa è finita, glielo garantisco. Ho creato una rivista, una radio, una tv in Hd. Impedirò di guadagnare denaro a quelli che sfruttano l’azienda Lazio per denigrarmi.

La accusano di aver coperto il segnale radio dei contestatori. Censura?

Taglio risorse indebite. Mi riapproprio di ciò che appartiene alla società di cui sono tifoso da sempre.

Dicevano che fosse romanista.

Mio cognato, era Ad della Roma, nel tempo l’ho pure convertito. Alle mistificazioni rispondo con l’antico adagio: non ti curar di loro ma guarda e passa. E da domani, pure incassa. Di certe campagne, qualcuno pagherà il prezzo. Non è che uno si alza la mattina, urla “Lotito è un ladro, un delinquente e un mascalzone” e può sperare di passarla liscia.

Parla dello scommettitore Erodiani?

Non ho il dispiacere di conoscerlo, mi ha additato come capo cupola. Non ho mai giocato, neanche al Totocalcio. E’ storia.

E’ preoccupato per la società?

Perché dice la società, scusi? La società non ha fatto nulla e non difende a prescindere nessuno. Se verrà provato che qualcuno ha commesso irregolarità eviteremo ricorsi. Accadde già con Matuzalem. In attesa di ripulire la troppa spazzatura fatta di dicitur e non di dicunt, ricorro al latino e mi chiedo, cui prodest?

Complotto?

Questo lo dice lei. Io chiedo solo di riflettere. Ho dato fastidio. Abbattuto privilegi. Tagliato stipendi, a iniziare dal mio. Non percepisco un euro.

Ha parlato con Mauri?

Bravo ragazzo. Senza vizi, cattolico, forse un po’ ingenuo. Con Brocchi e Floccari è stato a Medjugorje. Il quadro che di lui hanno dipinto i giornali non corrisponde al mio. Durante la fase giudiziaria non ho mai espresso giudizi, ma in ogni caso ciò che gli addebitano, e va dimostrato, rappresenterebbe un mero fatto personale, estraneo alla società.

E la responsabilità oggettiva?

Certe storture non sono più sostenibili.

Le gare con Genoa e Lecce furono regolari?

Mai dubitato. Ero a Lecce. Loro rimasero in 10, noi inseguivamo la Champions. Vincemmo. E’ strano?

Agnelli lo conosce?

Tutela i propri interessi e, a volte, ci siamo scontrati. Ma Andrea è una persona seria, ragionevole, moderata. Ha detto “dittatori” ai giudici sportivi? Avrà i suoi motivi. Io ho grande rispetto delle istituzioni. Bisogna essere responsabili. Ma la Juve, come noi, viene da esperienze traumatizzanti. Chi si è scottato con l’acqua calda ha paura anche della fredda. Meglio prevenire che curare.

I tifosi non la amano

È vero. Nel cuore della città non sono mai entrato. L’ambiente contribuì. Dissero che ero pazzo. Mi chiamavano Lotirchio, si illudevano di intimidirmi, sette bombe mi hanno messo. Io sono per un calcio didascalico e moralizzatore e ho un ispiratore nobile, il Manzoni. L’utile per lo scopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo. La gente alla fine capirà che il mio compito è fare il presidente tifoso e non il tifoso presidente, non produrre debiti, preservare la Lazialità. Non un aspetto estetico, ma una filosofia di vita.

Parole alte

Quando alle riunioni di Lega usavo il termine ‘icastico’ mi guardavano male: “Ma questo che sta a di’?”.

Il nuovo stadio?

Abbiamo arene da terzo mondo, ma ai mestatori piace sostenere che voglio fa’ le speculazioni. Ma chi l’ha mai detto? Chi l’ha mai pensato? La Lazio non è Claudio Lotito, è una Spa quotata, sottoposta a vincoli. Non dimentichi che a Roma, anni fa, venne autorizzato un parcheggio al Pincio. Non per fare il baston contrario, ma dell’argomento stadio, sono esperto.

Voleva dire il bastian?

È la concitazione. Lo stadio non può essere una cattedrale nel deserto. Bisogna costruire un’identità collettiva che restituisca reddito. Sa con chi mi confronto io? Ha idea degli sforzi che faccio? Milan, Inter e Juve, insieme, fatturano 700 milioni. Noi siamo più piccoli. È preferibile dire una brutta verità che una bella bugia. Io non vendo sogni, ma solide realtà e il calcio non va demonizzato. Produce anche utili. Ha una funzione sociale.

Monti voleva chiuderlo.

Ha le sue ricette, io le mie. L’Italia è un serbatoio bucato. Si deve tappare la falla, non mettere benzina. Bisogna lavorare di più e riformare la previdenza. Baby pensioni, invalidità. Il cieco non può guida’ la macchina, o no? Se il medico dichiara il falso me lo devi denunciare. I giorni di malattia concessi allegramente producono danni irreparabili. Se chi amministra la cosa pubblica temesse la Corte dei conti o il danno erariale, lei vedrebbe placarsi in un secondo la corsa alla poltrona. Prenda l’articolo 18. Dobbiamo tutelare l’occupazione, non il posto di lavoro. Il merito e non la garanzia a prescindere. Perché devo impegnarmi quando chi produce prende lo stesso stipendio di chi non fa niente? Perché nessuno può essere licenziato? Sono pronto a un confronto con il sindacato. Se cacci i furbi non crei un vulnus, produci giustizia.

E l’evasione?

La gente deve paga’ le tasse, il nemico non è Equitalia. Male non fare, paura non avere. Purtroppo l’Italia è terra eletta di prenditori e magnager. Arraffatori e cavallette. Io non sono un puritano, ma qui si esagera

(tratto dall’edizione dell’08/08/2012)

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