(F.Bovaio) – E’ normale che intorno a Piris ci sia una grandissima curiosità. Ai più è sconosciuto e quei pochi di loro che hanno avuto la bontà di informarsi su chi sia, lo hanno fatto o tramite i resoconti e le schede dei giornali o attraverso internet. Che non sempre, però, va preso per oro colato. […]
Finora, infatti, da quella terra posta tra Brasile, Argentina e Bolivia non era mai arrivato nessun atleta in forza alla Roma, che in Sudamerica ha quasi sempre pescato nel calcio brasiliano e argentino. Basti dire che dei suoi 147 stranieri ben 33 sono arrivati dal Brasile e altri 30 dall’Argentina, per un totale di 63 calciatori, che corrisponde al 42% degli stranieri giallorossi. Gli altri sudamericani della Roma sono stati 5 uruguaiani (l’indimenticabile Ghiggia, l’elegante Schiaffino, “dentone” Fonseca, il campione d’Italia Guigou e la promessa Nico Lopez, attualmente in forza alla prima squadra), un cileno (David Pizarro) e un peruviano (Benitez).
Non pensiate, però, che per il nostro calcio in generale l’arrivo di un paraguaiano in serie A sia una novità, visto che dalle nostre parti Piris è stato preceduto da una quindicina di connazionali tra i quali ci piacciono ricordare Oreste “Attila” Sallustro, bomber del Napoli dal 1929 al 1933; il difensore Maldonado (al Venezia dal 1999 al 2001 e al Napoli nel 2007-08); il suo collega di reparto Gamarra, flop interista dal 2002 al 2005, ed Estigarribia, messosi in luce nella Coppa America del 2011 ed oggi alla Sampdoria. Proprio lui è stato l’ultimo paraguaiano a venire in Serie A prima di Piris, che nella Roma va così ad infoltire la nutrita colonia dei sudamericani in giallorosso, composta da ben 73 elementi, che la fanno essere la principale della storia romanista. Quella europea, infatti, conta 60 unità (13 in meno di quella d’oltreoceano) ed è guidata dagli svedesi, che sono stati ben 10:[…]
Dopo di loro troviamo i francesi (8, a cominciare ovviamente da Candela, il primo di loro ad arrivare nella Roma) e gli spagnoli (7, l’ultimo dei quali, Josè Angel, non ha certo lasciato il segno). Quindi i tedeschi (5) e poi, via via, tutti gli altri.[…]