(V. Meta) – È passata attraverso una stagione travagliata la prima Roma della gestione americana, eppure a un anno esatto dalla chiusura del lungo percorso che ha portato la cordata statunitense guidata da Thomas DiBenedetto alla guida della società, dalle parole dei dirigenti filtra l’ottimismo di chi sa che il bello deve ancora venire. «Il futuro è della Roma» ha detto l’amministratore delegato Claudio Fenucci in una lunga dichiarazione rilasciata all’Ansa, in cui ha tratteggiato le linee guida che ispirerano la gestione della società: «La progressiva costruzione di una squadra, in grado di assicurare competitività immediata e futura al club; l’avvio di un processo di ristrutturazione finanziaria, non facendo mancare comunque risorse per gli investimenti sportivi; un diverso approccio per tutte le attività di marketing, orientate sempre di più alla soddisfazione delle esigenze dei tifosi e dei nostri sponsor. Vogliamo essere stabilmente al vertice, sviluppare adeguatamente il brand, progettare e costruire la nostra nuova casa».
Il 18 agosto 2011 si chiudeva l’era Sensi, un anno dopo gli obiettivi di chi ha raccolto l’eredità della precedente presidenza sono sempre gli stessi: «Costruire un club strutturalmente e autonomamente forte, organizzato, moderno e aperto al mondo, non ce ne sarà più per nessuno. Il futuro sarà nostro, forse molto prima di quanto pensiamo». Prova a tracciare un bilancio anche Franco Baldini: il direttore generale, tornato a Roma dopo la parentesi inglese, ha spesso accostato il ruolo dei dirigenti a quello di «custodi» della società e a un anno dall’inizio della sua seconda esperienza in giallorosso parla senza nascondere una certa soddisfazione. «Ma per me non è nemmeno un anno, anche se a volte mi sembrano dieci, perché in realtà sono arrivato soltanto a metà ottobre. Non so dire le cose che abbiamo fatto, se siano state buone o meno, se saranno servite oppure inutili. Qualcuno che avrà titolo per farlo, oltre al tempo, lo dirà. Posso dire di come le abbiamo fatte, ed è stato dedicandovici tutto. Abbiamo avuto e abbiamo tutta la libertà del mondo nell’operare e in cambio assumiamo un’enorme responsabilità, ma qualsiasi cosa sarà successa lo sarà solo perché le nostre scelte alla fine l’avranno determinata. Di cosa si può essere più grati – conclude – se non di aver avuto almeno una volta nella vita la possibilità di ’giocarsela’ come ci pare».[…]