(A. Serafini) – La nuvola di fumo che si alzava nei cieli dell’Olimpico apriva le domeniche romaniste come un marchio di fabbrica. Ora, tredici anni dopo, qualche ruga in più e qualche sigaretta in meno sembrano essere le uniche differenze: sue quella panchina c’è seduto proprio Zdenek Zeman. Il tributo dell’Olimpico verso il ritorno di «Sdengo» ha dimostrato che l’amore verso il condottiero che ha guidato le sanguinose battaglie con il suo popolo difficilmente potrà essere intaccato. Sempre pronti a seguirlo con i suiu pregi e difetti.
La solidità difensiva, per il momento, sembra essere ancora lontana dallo standard minimo che il campionato italiano richiede. Se per Castan l’esordio non ha destato particolari preoccupazioni, Piris ha assaggiato sulla sua pelle che le marcature in Italia non ti permettono errori come nel calcio sudamericano. Con Balzaretti uscito stremato dall’Olimpico, il baluardo Burdisso sembra ancora lontano dalla forma migliore. Meccanismi da oliare per un equilibrio tattico, che domenica sera ha mostrato tutte le sue falle. Le caratteristiche dei due centrali difensivi sembrano non sposarsi con l’atteggiamento che la squadra dovrà tenere.
De Rossi davanti alla difesa è costretto spesso al lancio in profondità o a toccare il pallone più volte prima di scaricarlo per Pjanic o Bradley, lenti ed impacciati ad inserirsi nella profondità . «Non ho visto niente di quello che abbiamo provato», ha sentenziato Zeman a fine gara, scontento dell’atteggiamento tenuto in allenamento nei giorni antecedenti alla partita. Soltanto una questione di tempo o problemi di ruolo? Intercambiabilità e prove che saranno necessarie in queste prime giornate di campionato per definire una gerarchia ancora tutta in discussione. Il pareggio con il Catania e gli evidenti errori arbitrali non impongono un passo indietro. «Posso criticare la mia squadra quando sbaglia, ma anche gli arbitri». Un aspetto che continua a mettere in imbarazzo una società, che preferirebbe il silenzio su certi argomenti e ora deve chiudere un occhio sulle continue frecciate del suo allenatore verso i suoi vecchi nemici. Certo, la prima non sarà stata buona, ma neanche disastrosa. Perché nel giudizio, ancora troppo prematuro, nel male come nel bene le caratteristiche del boemo non cambiano mai.
Dopo le macerie lasciate da una stagione tormentata, il volume dell’Olimpico ha cominciato a salire negli strappi, che l’offensiva zemaniana continua ancora a mostrare. Osvaldo e Lopez hanno preso momentaneamente la scena, aspettando il risveglio di Lamela e Bojan (a patto che resti). Se per Totti il discorso potrà essere legato anche a limature tattiche, ora sarà il turno anche di vedere all’opera Destro. Una battuta d’arresto inaspettata, ma non drammatica per un nuovo corso da sistemare in fretta.