(E. Sisti) – Zeman riparte dalla fatica. Con un “gradone” chiamato Catania. Pareggia nel recupero, i suoi però hanno giocato confusi, slegati, qualcuno impacciato, qualcuno nervoso. È vero che non esistono inizi facili. La lunga attesa e i ricordi hanno riportato entusiasmo nell’ambiente facendo riempire lo stadio in fretta: da anni non si vedeva tanta gente all’Olimpico per una partita d’apertura e non di cartello (senza nulla togliere al Catania). Erano in 55 mila. Ma in campo pareva che Maran avesse insegnato e Zeman parlato a vanvera. La sua Roma era l’altra faccia della bellezza: un mix di imprecisione, palle perse e nervosismo dilagante. L’asse Totti-Balzaretti, osannato nei giorni scorsi, non ha mai provocato danni. Mancava la rapidità d’esecuzione in qualunque gesto. La “selecciòn” siciliana del record di punti in serie A (lo scorso anno con Montella 48), si limitava ad aspettare e a pressare i portatori di palla. La Roma le è saltata al collo con una dentiera da carnevale.
Delle due Rome possibili, Zeman aveva scelto quella simboleggiata da Totti, De Rossi e dal disneyano Lampadina (Michael Bradley). Con Pjanic e De Rossi a dare ritmi e fosforo. Dietro Burdisso, Castan e Piris. A Balzaretti il deamicisiano compito di buttarsi oltre le linee nemiche. Forse emozionato, Bradley ha sbagliato più palloni che in tutto il pre-campionato. Il Catania, ordinato, fortunato e furbo, si è ammassato al centro contrattaccando con i tagli degli esterni. Una bomba di Almiron su punizione è stato il primo avviso ai naviganti. Dopo un’altra sassata da fermo di Almiron, un rimpallo in area ha aggiustato la palla a Marchese che (in netto fuorigioco) non poteva non segnare lo 0-1 (29’). Si presume che Zeman abbia un conto aperto con titoli nobiliari: discute di Conte e gli fa gol Marchese.
La Roma insicura e goffa della prima mezzora ha cercato di rifarsi il trucco in corsa. Ciò che doveva esplodere era rimasto nei pensieri, fra i piedi, nel pallone, in testa a Zeman. Le verticalizzazioni erano solo scolastiche. Intanto Gomez stava per raddoppiare al 42’. Nella ripresa, dopo un palo di Osvaldo, finalmente il ritmo è salito. Ma la confusione non è scesa. Un assist a cucchiaio di De Rossi poteva chiudere definitivamente i conti col mediocre primo tempo consentendo ad Osvaldo (14’) di segnare un gol capolavoro in mezzo rovesciata (come quello che gli annullarono ingiustamente lo scorso anno contro il Lecce). Un gol che ha infiammato lo stadio. La Roma non pensa di fermarsi e quindi non si ferma a pensare. E invece dovrebbe perché non sembra la giornata ideale per sognare la gloria. Ci sono ancora troppe ruggini da scartavetrare. E così mentre i ferramenta giallorossi sono al lavoro, Gomez raddoppia al 23’ sfruttando un buco clamoroso sulla sinistra. Occorre un altro capolavoro, stavolta di Lopez, 18 anni, al suo esordio in serie A, subentrato a Totti, per strappare il punto. Esordio così così. La Roma non è questa. Il Catania forse. Ma non può sperare che ci sia sempre un regalo dalla terna arbitrale.