Comincia il campionato del nostro scontento. Lo scambio tra Cassano e Pazzini ne riassume l’emergenza e la confusione. Cassano è un fuoriclasse sfiorato, Pazzini un centravanti d’area, ruolo a forte rischio. L’operazione affiora dal libirinto nel quale si sono ficcate le milanesi. Pazzini è l’utile, Cassano il dilettevole. Berlusconi e Moratti hanno chiuso i rubinetti, il Milan ha perso una vera e propria squadra: Zambrotta, Nesta, Thiago Silva, Gattuso, Van Bommel, Seedorf, Ibrahimovic, Inzaghi, Cassano; con Eto’o in Russia, fin dall’estate 2011 l’Inter aveva lanciato un segnale forte e chiaro, la cuccagna è finita.
Credo che Cassano, a 30 anni, abbia sciupato un talento senza pari. Gli sono rimasti i colpi, le scariche, gli eccessi. Chissà dove lo porteranno i nervi. Dicono che, all’Inter, lo abbia voluto Stramaccioni. E Coutinho? e Alvarez? Tempo al tempo. Vi segnalo Gargano e Alvaro Pereira: di scorta finché volete, ma pur sempre ruote. Mi piace Palacio: sente la porta, segna e fa segnare.
I confini del Milan vanno dalla partenza di Ibrahimovic alla toccata e fuga di Zé Eduardo (io in prova? no, grazie). Coraggio pure. L’obiettivo rimane Kakà: in un modo o nell’altro, tornerà. Comanda la Juventus, i pronostici sono indizi leggeri: impegnano l’attimo, non la memoria. Non vinciamo la Coppa Uefa/Europa League dal 1999 (Parma), epoca in cui spopolavano le «sette sorelle»: la Juventus, le milanesi, le romane, più Fiorentina e Parma, appunto. Altri tempi, altri bilanci. Il secondo posto agli Europei ci aiuta a mitigare l’insofferenza per i saccheggi (Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi) e la malinconia degli addii (Del Piero, Inzaghi, Di Vaio).
Nasce magro, il campionato. Magro e litigioso. A capotavola, la Juventus: mercato mirato e personalità collaudata. Nella Juve di Conte, il gioco è più forte dei giocatori. Quanto peserà la squalifica del tecnico? Potendo allenare durante la settimana, non penso molto. Se mai, potrebbe pesare la Champions.
Mi butto: sarà l’anno di Vucinic, Destro e Insigne. Con Zeman, a Roma non si annoieranno: garantito. Il Napoli è lì, famelico. Sul fronte Lazio, Petkovic incarna l’ennesima scommessa di Lotito. Mi stuzzica la Fiorentina di Montella: dipende dalla fame di Borja Valero, Aquilani e Pizarro. L’Udinese di Guidolin merita il rispetto che dobbiamo all’artigianato di qualità.
Dal top player al flop player, il mercato è stato una fantozziana caccia a chi la sparava più grossa. Ho perso il conto dei Van Persie, Higuain, Suarez e Dzeko attribuiti a Marotta. Non c’è il becco di un quattrino, bisogna arrangiarsi con le idee, merce preziosa anche se, o proprio perché, sempre più rara. La parola d’ordine – ad agosto, almeno – non cambia: largo ai giovani. Sarà la volta buona? Ne dubito.
Fonte: EuroSport.it