Storia lunga, di 85 anni, quella della Roma. Una galleria infinita di protagonisti tra calciatori italiani e non. Difficile contare i nati nel nostro paese (ci vorrebbe un libro intero), più facile – si fa per dire – mettere insieme le cifre sugli stranieri: a oggi – compresi i recenti Bradley, Castan, Dodò, Goicoechea, Marquinhos, Piris, Tachtsidis e i due “baby” Lucca e Svedkauskas – sono 162 i giocatori di diverso passaporto che sono passati da queste parti. Numeri, ovviamente, in continua evoluzione. Piris e Svedkauskas possono essere celebrati come i primi rappresentanti di Paraguay e Lituania. Con l’ingaggio di Bradley, inoltre, è stata aperta la frontiera americana. L’arrivo dell’ex Chievo non solo va a colmare una lacuna a centrocampo, rinforzando il reparto con uno dei migliori interpreti del ruolo del nostro campionato, ma ha anche un qualcosa di storico: è il primo calciatore a stelle e strisce del club. Con la new entry USA, sono 41 le nazioni che hanno dato atleti alla società capitolina. Quelle che vantano il maggior numero di tesserati sono Brasile e Argentina, rispettivamente con 37 e 31 elementi.
Una tradizione, quella brasiliana, sempre verde(oro). Solo dall’ultimo mercato, sono 4 gli arrivi: Castan, Dodò, Marquinhos e Lucca. Per non parlare del passato: da Aldair a Zago, passando per Cafu e Emerson, giusto per citare le stelle del terzo scudetto. I portieri Doni (che si portò pure il fratello, Marangon, mai utilizzato), Julio Sergio e Artur nei periodi di Spalletti e Ranieri. Tornando indietro, anni Ottanta, è doveroso nominare Falçao e Cerezo, due fuoriclasse della Roma di Viola e di Liedholm. Il primo carioca fu Da Costa, attaccante dal ’55 al ’60, record di gol nel derby – in campionato – condiviso con Delvecchio: 9 reti. E gli argentini? Alcuni oriundi negli anni Trenta (Chini, il primo straniero della Roma, Scopelli), poi campioni come Manfredini, Samuel, Batistuta, Balbo, Lamela.
Dopo i sudamericani, al terzo posto, la Svezia con 10. L’ultimo, Wilhelmsson, detto “Chippen”.I predecessori decisamente più noti: Selmosson, i Nordahl e Dahlin, terzo con la sua nazionale a USA ‘94. Quarta, Francia (8) con i campioni d’Italia del 2001, Candela (primo transalpino del club) e Zebina, poi Dacourt, Mexes, Faty, Giuly, Menez e Nego. Seguono, Romania e Spagna (7): Chivu (difensore più pagato dalla Roma, 18 milioni nel 2004) e Del Sol (duttile centrocampista dal ’70 al ‘72) gli “ambasciatori” più fortunati. Il nuovo portiere, Goicoechea, porta al sesto posto di questa classifica l’Uruguay (6): Ghiggia, Schiaffino e Fonseca i giocatori di maggior richiamo in epoche diverse. Dici Germania (5) e pensi soprattutto a Rudolf Voeller, “Il tedesco volante” dall’87 al ’92. Ma anche a Schnellinger (difensore, ’64-’65, autore del momentaneo 1-1 nella storica Italia-Germania 4-3) e Haessler (piccolo fantasista ’91-’94).
E ancora, Albania (2), Austria (2), Bielorussia (1), Bosnia (1), Camerun (1), Cile (1), Congo (1), Costa D’Avorio (2), Costarica (1), Danimarca (3), Egitto (1), Galles (1), Ghana (2), Giappone (1), Grecia (4), Honduras (1), Jugoslavia (3), Lituania (1), Mali (1), Marocco (1), Montenegro (1), Nigeria (2), Norvegia (2), Olanda (1), Paraguay (1), Perù (1), Polonia (1), Portogallo (3), Russia (2), Stati Uniti (1), Svizzera (1), Turchia (1), Ungheria (3). Nella graduatoria sono compresi anche quelli che, seppur tesserati, non hanno mai disputato un minuto ufficiale con la maglia giallorossa. Il nostro studio prende in esame i calciatori inclusi nelle rose ufficiali di prima squadra. È il caso, per esempio, del costaricense Martinez: preso dal Brescia nell’ultimo giorno di mercato dell’estate 2006, mai sceso in campo per un lungo infortunio. Stessa sorte qualche anno prima per l’ivoriano Lassisi: crack al ginocchio durante la gara di presentazione con il Boca Junior (2001), di fatto il suo addio al calcio. Gulunoglu, turco di passaporto, ma tedesco di nascita, oggetto misterioso dalle parti di Trigoria: Capello non lo prese in considerazione nella stagione ’99-2000. Più fortunato il peruviano Benitez, centrocampista difensivo degli anni Sessanta. O il gallese Charles, storico compagno d’attacco di Sivori nella Juventus, a Roma nel ’62-’63 per chiudere la carriera. Nakata, giapponese, di partite ne giocò tante e fu decisivo nella sfida campionato con la Juventus, nel 2001. L’olandese Stekelenburg è l’unico “orange” della serie, nella Capitale dal 2011. Lo svizzero Unal, transitato dalle parti di Trigoria nel 2007-2008, raramente aggregato alla prima squadra. Due albanesi: un campione d’Italia del ’42, Krieziu, una meteora, Boshnjaku, dal 2004 al 2006. Tanti altri ce ne sono e tante altre storie si potrebbero raccontare. All’appello manca solo l’Oceania: un calciatore australiano (o di quel continente) non ha ancora indossato una divisa romanista.
Fonte: asroma.it