Giuseppe Sansonna, giornalista, documentarista e scrittore, ha parlato del mister della As Roma Zeman in un’intervista. Chi meglio di lui poteva fare un quadro completo a 360 gradi del tecnico boemo. Ecco le parole dello scrittore di “Zeman. Un marziano a Roma“.
Zeman: chi lo conosce ne tesse le lodi, chi se l’è ritrovato contro, lo maledice. Che effetto fa parlare con lui di persona, tu che l’hai conosciuto? Che tipo è?
“Zeman è solo apprantemente gelido e distaccato. In realtà ha una sua ironia spiazzante, surreale. Sorride sornione, regala battute stranianti, mostra un affetto vero, raro”.
Il ritorno di Zeman avviene in un momento in cui la figura dell’allenatore, per imporsi, ha anche bisogno di costruirsi un’ immagine mediatica forte, sul solco tracciato da José Mourinho. Non credi che Zeman in questo senso sia un precursore? Quale attore le ricorda?
“La mia teoria è che Mourinho sia vincente anche perchè è un mito estetico. Persino i giocatori, giovani belli e miliardari, sono destabilizzati da un allenatore potenzialmente più seduttivo di loro. Con la stampa, mostra tutto il suo effervescente narcisismo da star. Molto bravo. Zeman, invece, preferisce straniare la stampa sportiva. Crea un difficile piano d’ascolto oer l’interlocutore, lo mette in difficoltà con lunghe pause e sussurrii, inducendolo a riflettere sulla vacuità della domanda che gli ha posto.All’inizio era timidezza, col tempo è diventato metodo, carisma”.
Le virtù umane di Zeman sono note a tutti. Io vorrei chiederti: quali sono i suoi limiti?
“I suoi limiti sono quelli di ogni essere umano. Spesso lo si confonde con una figura messianica. Ci si aspetta che si immoli per le folle. Qualcuno si stupisce che anche lui faccia delle scelte personali, legate al proprio rilancio professionale. Sul piano tecnico, la sa ossessività nel rimanere uguale a se stesso è anche il suo fascino. Ogni artista è monotematico, a ben guardare”.
Fonte: sportnews.eu