(G. Piacentini) – Chi lo conosce bene è pronto a giurare che fuori dal campo è un ragazzo solare, gioviale, che non alza mai la voce. Il «problema» è che quando entra in campo diventa un animale: nervoso e scontroso al punto di attirare su di sé le antipatie di arbitri e guardalinee ma anche capace di gesti tecnici splendidi come i due gol – una rovesciata e un cucchiaio – realizzati nelle prime due uscite romaniste in campionato. In attesa di capire se Daniel Pablo Osvaldo sia più Clark Kent o più Superman, ci sono due allenatori che hanno scelto di prenderselo così com’è: Zdenek Zeman e Cesare Prandelli. Il boemo è uno di quelli che non ha mai fatto richieste stravaganti ai suoi datori di lavoro, quella fatta ai dirigenti della Roma è stata: «Non vendetemi Osvaldo». Una bella dimostrazione di stima, soprattutto perché dopo l’arrivo nella capitale di Mattia Destro già si parlava di dualismi e incompatibilità. E invece proprio a Milano con l’Inter, il boemo ha dimostrato non solo che Osvaldo e Destro possono giocare insieme, ma che possono farlo anche bene. La deve pensare allo stesso modo anche il c.t. azzurro, che li ha convocati entrambi per la doppia sfida contro la Bulgaria e Malta. Se per l’ex giocatore del Siena la storia azzurra è ancora tutta da scrivere, quella di Osvaldo sembrava essersi interrotta dopo l’esclusione agli Europei. «La stima nei suoi confronti è sempre la stessa, non l’ho convocato per gli Europei perché l’ho visto troppo nervoso», il bentornato di Prandelli. Una mezza verità, perché oltre a un innegabile nervosismo – testimoniato da due espulsioni in due mesi – c’è stato anche un calo di rendimento evidente. Ora la situazione è diversa perché Osvaldo qualche stupidaggine, come a Milano, continua a farla, ma «sente» la porta come pochi. In attesa che venga ufficializzata l’area dove sorgerà il nuovo stadio, ieri il delegato alle politiche sportive del Comune, Alessandro Cochi, si è sbilanciato. «Sei mesi dopo l’individuazione dell’area potranno partire i lavori». L’ex presidente della Roma, Rosella Sensi, ha risposto alle dichiarazioni («La Roma era in bancarotta quando la acquistammo») dell’attuale a.d. Mark Pannes: «Non abbiamo lasciato la società in bancarotta. Mi auguro che questo continuo aspetto denigratorio verso la gestione precedente cessi presto».