(R. Maida) – Stavolta non c’è un imputato Lamela, mentre la Roma lascia l’Olimpico tra i fischi di 45.000 tifosi un po’ delusi e un po’ sorpresi. Anzi, la partita con il Bologna finisce con un sospetto: che Zeman abbia sbagliato a sostituire Lamela con Nico Lopez, che gli aveva conteso fino all’ultimo la maglia da titolare perché «giocatore da gol» ?
CONVINCENTE -Il gol, in verità, lo ha fatto Lamela, nel primo tempo delle illusioni romaniste. Un sinistro delicato, non sgarbato, nel suo stile talentuoso e flemmatico, nella stessa porta e nello stesso angolo della prima gioia in serie A, undici mesi fa contro il Palermo. Poteva e doveva essere la giocata che avrebbe certificato una vittoria disinvolta della Roma. A conti fatti invece si è rivelata inutile. Non per colpa sua, ovvio. Al momento della doppia sostituzione decisa dalla panchina – la seconda è stata Marquinho per Pjanic – la Roma era avanti 2-0. Il disastro è capitato dopo, quando la squadra che era stata sciolta si è improvvisamente sciolta.
PRESENZA –Lamela ha visto tutto da fuori, seduto in panchina, come si stava pericolosamente abituando a fare da riserva dei pensieri di Zeman. E avrà magari sospirato:«Ah, se ci fossi stato ancora io…» . In effetti, dopo l’intervallo era stato l’attaccante più vivace della Roma. Aveva ancora benzina, a differenza di Destro che veniva dai dieci giorni in Nazionale ed è uscito dallo stadio Olimpico pieno di dolori. Il Bologna dava la sensazione di soffrire gli strappi argentini, negli spazi larghi che si erano aperti. Eppure l’allenatore ha scelto così: fuori Lamela. (…) Ma siccome spesso sono i piccoli gesti a cambiare gli equilibri, qualche rimpianto alla Roma rimane.
RECUPERATO – Lamela è stato rimpianto, dunque, e non rimproverato, proprio nella partita in cui era obbligato a convincere Zeman. Con Osvaldo squalificato e Destro spostato nella posizione di centravanti, ha sfruttato l’occasione quasi decisiva per il suo futuro nella Roma, nonostante le difficoltà di applicazione al ruolo di esterno. Se c’è una notizia incoraggiante in una domenica tanto brutta, è proprio questa. Lamela non ha più l’aria del ventenne incavolato con il mondo, è un ragazzo che ha trasmesso vitalità e prospettive. Dopo due o tre errori iniziali, di movimento e di misura, si è meritato anche gli applausi del suo mentore Sabatini. Al di là del gol, che è il quinto in serie A e il settimo da quando è arrivato a Trigoria. «Erik ha fatto una buonissima partita – ha detto il ds con una punta di orgoglio – prepotente come dovrebbe succedere tutte le domeniche. Adesso speriamo che acquisisca continuità» . La speranza è “interessata” perché Sabatini, che l’ha voluto a ogni costo a Roma, ha minacciato di dimettersi in caso di fallimento di Lamela. Da ieri, forse, è partita una grande storia.