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CORRIERE DELLO SPORT Maestro Ago, lezioni di calcio

Agostino Di Bartolomei

(W.Veltroni) – Mi piacerebbe vederlo spuntare dagli zaini alla moda dei bambini che vanno alle elementari. Vorrei vedere emergere la copertina, con quei disegni che ricordano le illustrazioni dei libri con i quali, da bambini, sognavamo di diventare un giorno campioni. Chissà se Agostino Di Bartolomei, che è nato tre mesi prima di me, avrà anche lui pianto per il destino di Anfossi, il portierino malato di “ La squadra di stoppa ” o avrà rimirato per ore la copertina a colori di “ Piccoli campioni ” di B. Leporini, con due squadre, una la maglia rossa e l’altra quella gialla, che si inseguivano su un prato verde. « Il calcio è semplicità » ripete tante volte nel suo “ Manuale del calcio , un testo autografo ritrovato da suo figlio Luca e ora pubblicato da Fandango. E’ il gioco più bello del mondo.[…]

E’ un gioco, non dimenticarlo mai. Ma come tutti i giochi è una cosa seria. Non c’è gioco che sia bello senza regole. E allora, prima cosa, rispettale. Non solo perché è giusto e così sta scritto. No, rispettale perché solo così ti divertirai. Impara a vincere e perdere, perché il tuo tempo ti dirà che nella vita è sempre così, fino alla fine. E‘ un gioco meraviglioso perché è fondato sulla squadra e sull’« altruismo ». Usa tante volte questa parola Di Bartolomei, la usa tanto per sottolinearla, come avesse un evidenziatore. E spiega anche come si fa:
1. Aiutando il compagno che è in debito di ossigeno e quindi assumendo una posizione adeguata per farlo respirare .
2. Proponendosi in 2 o 3 pronti a ricevere il passaggio (smarcamento) .
3. Giocando la palla possibilmente sempre di prima, o comunque in modo che il vostro compagno non abbia difficoltà nel riceverla e nel porgerla a voi (o a un altro e così via) creando in questo modo, con una buona circolazione della palla, una grande sicurezza tra tutti i componenti di una squadra .

Sì, Agostino insegna come tirare e come portare la palla, come allenarsi e come disporsi in campo ma, nel testo, sembra essere preoccupato d’altro. E’ un pedagogo del calcio che parla. Probabilmente ha visto il suo sport trasformarsi e perdere anima. E allora vuole difenderne l’essenza, estrarre il Dna e consegnarlo ai ragazzi che si stanno allacciando gli scarpini. E’ il football naturale, quello degli oratori e dei campetti con la polvere. Però è anche quello di Agostino che non faceva polemiche, che si metteva con le mani dietro la schiena con gli arbitri, che lanciava verso la rete gli altri perché il bello del gioco, e della vita, è vincere insieme e gioire insieme. […]

Io me lo ricordo, allo stadio. Quando con la maglietta della Pouchain, quella con le spalle arancioni e rosse, si avvicinava al punto dal quale si doveva battere una punizione. Novantamila persone gridavano «Oh Agostino, Ago, Ago, Ago, Agostino» . Sapevano che quel piede, guidato da una mente sapiente, avrebbe fatto quello che loro speravano. Il capitano sembrava non sentirli, assorto nei pensieri del suo dovere. Esultava piano, dopo. Perché già sapeva quello che un giorno avrebbe scritto: «Sii leale con l’avversario. Non entrare mai in campo con l’intenzione di far male a qualcuno, i contrasti hanno l’unico scopo di decidere il possesso palla. Divertiti. Il calcio è allegria» . Il calcio è allegria, non dimentichiamolo mai. Allegria altruista.

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