(R. Boccardelli) – Federico, notizie da Trigoria?
«Me le porta Florenzi, sono fresche, sono buone. Alessandro è entusiasta di quello che sta succedendo a Roma e nella Roma. Mi ha parlato di Zeman e delle fibrillazioni positive in campo e fuori. So benissimo a cosa si riferisce».
Un po’ di sana invidia, di rammarico?
«Assolutamente no, Alessandro è un amico, è stato il mio capitano, magari un giorno, lo spero, sarà ancora così e ancora con quei colori… No, nessun rammarico, io ho fatto la mia scelta al momento giusto».
Andare a giocare in B, come Alessandro un anno fa quando il passaggio al Crotone sembrò quasi una bocciatura.
«Niente affatto, ci metterei la firma a ripetere la strada che ha fatto Florenzi: serie B giocando con continuità, Under 21 di qualità e ritorno a Roma con un prezioso bagaglio di esperienza in dote».
Percorso identico che hai appena iniziato, guadagnandoti un posto da titolare o quasi in Under 21, cambia solo il nome della squadra di club: Padova.
«E spero davvero di fare tante partite con la maglia della squadra veneta, ho bisogno di giocare, di misurarmi con altre realtà e mettere nel serbatoio tanta benzina».
In B si sgomita, non saranno tutte rose e fiori.
«Mi serve proprio questo, affrontare partite e avversari difficili, anche sul piano fisico e caratteriale. In B c’è più aggresività, per me sarà un esame difficile ma stimolante. Farsi le ossa sembra una frase fatta, un po’ vecchiotta, ma in definitiva è proprio così».
E poi tornare…
«Quello è il sogno, l’obiettivo di questa stagione, in questo senso l’Under 21 può aiutarmi molto».
Condividi la politica della Roma sui giovani?
«Certo, la Roma si sta muovendo molto sui ragazzi intorno ai vent’anni ed è anche giusto che li mandi in giro a giocare. E’ importante però che si scelgano squadre con allenatori che puntano proprio sui giovani».
Com’è Mangia?
«Bravo, preparatissimo, non lascia niente al caso. Sul piano umano un’ottima persona, scherza spesso con noi, ma quando è il caso sa farsi sentire eccome».
Tra l’altro il ct ti conosce molto bene…
«Sì, soprattutto per via della finale del campionato Primavera che vincemmo contro il suo Varese. In quelle partite tutta la Roma giocò molto bene»
La vetrina dell’Under 21 trampolino di lancio per tornare alla Roma.
«E non solo. Tengo moltissimo a questa maglia azzurra, c’è l’appuntamento europeo, questo è un bel gruppo, dobbiamo andare fino in fondo».
Nel Padova c’è Pea.
«Uno che sa lavorare molto con i giovani. Mi fa giocare intermedio di centrocampo nel 3-5-2. Centrale gioca Nwanko. Fa niente, mi adatto, mi può essere utile giocare anche in un ruolo che non è esattamente il mio. Pea dice che così arrivo più facilmente in zona tiro, per sfruttare il mio destro».
Già, un gran destro, per mettere la palla ovunque, per gli attaccanti ma anche in porta. Mentre il sinistro…
«Guarda, non è solo con il sinistro che devo migliorare; devo crescere in tutti i sensi e di questo ne sono più che cosciente».
A Roma c’è Zeman, ti intriga?
«Intriga è dire poco. Lui è uno che non ha problemi a mettere dentro i giovani. Visto a Milano? Tachtsidis e Florenzi subito in campo, senza paure, senza tentennamenti. Pretende molto ma dà altrettanto, Alessandro me ne parla benissimo».
C’è la sensazione che i tempi (perfetti per Florenzi) per te siano stati sbagliati. Se andavi a crescere in B lo scorso anno ti risparmiavi il tichi-taca di Luis Enrique e adesso trovavi il boemo, molto più verticale e vicino alle tue caratteristiche.
«Io non la penso così, non rinnego niente dello scorso anno e non finirò mai di ringraziare Luis Enrique. Mi ha fatto debuttare in serie A contro la Juventus, mi ha sempre incoraggiato, devo a lui se ho messo già insieme nove presenze di massimo campionato».
Però, obiettivamente quel gioco orizzontale non esaltava certo le tue doti.
«Forse ci sarebbe voluto più tempo, che a Roma nessuno ti dà o può darti, per assimilare meglio quel tipo di gioco. Certo, le mie caratteristiche migliori sono il lancio lungo, il tiro dalla distanza. L’asturiano ci chiedeva altre cose».
A proposito di caratteristiche, tu sei un centrale in tutti i sensi, ma a chi ti ispiri realmente?
«Sarebbe facile dire Pirlo, forse il più grande negli ultimi anni, pensa che me lo sono trovato contro proprio all’esordio in serie A, il migliore nel ruolo. Ma io devo molto, moltissimo a Daniele De Rossi che ammiro in ogni senso e dal quale cerco di rubare movimenti, giocate, modo di stare in campo anche a livello mentale. Daniele è un ragazzo fantastico e nella passata stagione mi ha aiutato moltissimo. Un campione a 360 gradi».
A proposito di De Rossi, un messaggio per papà Alberto?
«Un tecnico eccellente, mi ha aiutato a crescere, colgo l’occasione per fargli i complimenti per la vittoria in Supercoppa. Per i giovani è l’allenatore ideale. Somiglia un po’ a Mangia per come si pone con i ragazzi».
Dove arriva la Roma quest’anno?
«Questa domanda non dovevi farmela, lo sai come siamo a Roma. Dice bene Totti, stiamo tutti coi piedi per terra, anche se l’entusiasmo dei romanisti sa debordare a ogni vittoria. Riparliamone alla prossima intervista, ok?».