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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci
Taddei e De RossiQualcuno chiederà scusa? Comincio a domandarmi questo dal trentesimo del primo tempo e non è soltanto una domanda retorica, è anche l’impressione che qua si rimandi sempre il momento di stilare un bilancio, almeno parziale, di questa cosiddetta nuova era. Il torello avversario al trentesimo del primo tempo: neppure con Luis Enrique si arrivò a grattare il fondo in questa maniera. Gli juventini che hanno persino il tempo di mettersi a litigare tra loro in maniera plateale, cosa che in genere accade a chi si lascia sfuggire di mano la partita, non a chi esercita un dominio assoluto. Giocatori che si scambiano la zona di campo sembra di propria iniziativa e nel momento in cui scrivo ancora auspico le smentite del dopo, almeno per contraddire i veggenti di Sky. Il Capitano che predica nel deserto e che poi deve subire la passerella più oltraggiosa della sua carriera, nel “nido” che agli juventini invidiamo e che per noi al momento è ancora allo “stadio” di utopia. La Juve che si rilassa e inaugura l’atteggiamento in verità più irriguardoso: non infierire, complice magari un poco di appannamento. Carrera ordina di mettersi a cinque dietro, per contenere, pensa te. Il Pirlo che a Firenze era andato subito fuori giri stasera si riappropria delle chiavi della sala macchine, con il corridoio perennemente sgombro davanti e il metronomo da regolare a piacimento. Stekelenburg, due punti-svolgimento: prende vita in bello stile quando il naufragio è ormai decretato dalla capitaneria di porto. Proprio perché fui tra gli entusiasti del suo arrivo, ora mi autocensuro. Perrotta da’ un senso almeno alla dignità, quindi è tutto dire. Più passa il tempo più ci si ricorda di quanto sia costato Lamela: giudicate voi che tipo di segno sia. Non sembra una squadra di Zeman: acquisito questo, chi esce allo scoperto per rivelarne il o i motivi. Per rispetto del boemo, innanzitutto. Florenzi nel deserto delle motivazioni che continua a correre col volto arrossato: proprio per questo rischia di risultare il più avulso dal contesto; ennesimo paradosso di una Roma che qualcuno avrà la bontà di spiegarci. Noi ancora non l’abbiamo capita, questa è l’unica certezza. Buonanotte. Anche ai suonatori.
