(M. Calabresi) – Mai dimenticare la saggezza dei proverbi: «Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi». Panagiotis, in greco, vuol dire «santissimo», ma non è questo il motivo per cui Zeman non ha mai messo Tachtsidis in discussione. Anzi, a suo modo, lo ha santificato, ancor prima che Roma si accorgesse delle qualità di questo gigante nato trequartista ma finito a fare il regista per quel suo fisico da statua greca. Che si è fatto scoprire a migliaia di chilometri dal Peloponneso e oggi proverà a prendersi l’Olimpico.
Certezza A centrocampo, assieme a Florenzi, Tachtsidis è l’unica certezza ma, a voler essere pignoli, l’ex Verona è l’unico che sa anche dove giocherà. Per Florenzi c’è il dubbio: alla sinistra o alla destra di Tachtsidis? Zeman, ieri, ha mischiato le carte, mettendo in discussione soprattutto Pjanic («Lui e Totti sono due centrocampisti di costruzione che, messi vicini, non sempre danno risultati») e Lamela, anch’egli definito giocatore di costruzione e per l’assioma di cui sopra incompatibile con il bosniaco. Così facendo, Florenzi giocherebbe dalla parte di Totti, ma non è neanche da escludere che il boemo scelga Marquinho a sinistra e riporti il 21enne di Vitinia nella sua posizione. Come la metti la metti, «Taxi» giocherà in mezzo, aspettando che torni De Rossi. E non è detto che poi esca.
Piedi per terra Una delle qualità che fanno di un uomo un santo, è l’umiltà: nonostante le luci della ribalta, Panagiotis non si è montato la testa. Sa di vivere un sogno, ma sa anche che c’è da volare bassi per non rischiare di cadere in picchiata. Granitico in campo, semplice fuori: vive da solo, a poche centinaia di metri da Trigoria, e sta scoprendo Roma (giovedì era a Via del Corso per la notte bianca dello shopping).
Prima volta Oggi, scoprirà anche un’altra parte importante della Capitale:l’Olimpico. Dove non ha mai giocato: il 10 gennaio, quando il suo Verona venne a perdere al 90′ in Coppa Italia contro la Lazio, Tachtsidis rimase in panchina. Il 19 agosto, giorno dell’amichevole con i suoi connazionali dell’Aris, era infortunato, ma gli bastò l’Open Day e lo sbucare direttamente sotto la Curva Sud per rendersi conto di dov’è capitato. Per essere fatto santo, a Roma, basta azzeccare una partita o un cucchiaio come quello allo Zaglebie Lublino. Il problema, poi, è non passare dalla parte del diavolo.