(M.Cecchini) – Nell’appetitoso derby del colesterolo tra olive all’ascolana e cotoletta alla milanese, ad un certo punto sulla tavola di Mattia Destro stava per spuntarla il «jamon» disponibile dai migliori ristoranti di Madrid. Certo, le ricette marchigiane della famiglia e la cucina interista in azione ad Appiano Gentile avevano di sicuro più affiatamento dell’Italia vista ieri a Modena, ma quando Franco Baldini — all’epoca dirigente del Real — rimase colpito da quel sedicenne del vivaio nerazzurro che segnava gol a raffica e aveva qualche problema di contratto, la storia avrebbe potuto imboccare un bivio totalmente diverso. Insomma, ancora ben lontano dalla maggiore età Destro è stato ad un passo dal diventare un fiore della «cantera blanca». (….)
Mattia chiama Roma Meglio così? Egoisticamente, non abbiamo dubbi. Tanto più che Mattia, ritrovatosi a 21 anni ad essere il giocatore più conteso e costoso del mercato (e stavolta, grazie a 16 milioni, il matrimonio con Baldini si è celebrato), sta dimostrando di crescere bene anche alle nostre latitudini. Non a caso, alla terza presenza in Nazionale (all’esordio da titolare in una partita da tre punti), può già brindare al suo primo gol in azzurro. «Ed è stata una bella soddisfazione — ammette — perché in Bulgaria avevo ancora il dispiacere per quelle due occasioni sciupate venerdì a Sofia. La mia rete non era fuorigioco, me la tengo stretta e adesso aspetto domenica di realizzare anche la prima con la Roma. Certo, giocare con compagni così vuol dire avere più facilità di segnare, basti vedere la palla che mi ha dato Marchisio. Peccato per il risultato stretto, ma abbiamo giocato contro una squadra chiusa e dietro loro erano molto compatti».
Apprendista esterno Tutti concordano sul fatto che Destro da esterno sia meno efficace. «Ma io sono giovane e mi adatto. Imparare a muovermi in più ruoli è positivo. Nella Roma gioco largo a destra, però mi trovo meglio al centro. La decisione spetta a Zeman. Io ci metto tutto l’impegno, ma non so se quel ruolo lo faccio bene. Per essere titolare in Nazionale, comunque, occorrerà dare sempre il massimo, perché qui ci sono grandi campioni». Ed esigenti anche nel look. «Mi hanno detto tutti di tagliarmi la barba perché sto meglio senza. Hanno ragione, ma non avevo portato il rasoio. Appena torno a casa però lo faccio subito». Una cosa è certa: Mattia ha imparato l’arte dell’obbedienza. Per sognare «jamon» e Real, in fondo, c’è ancora tempo.