(M. Calabresi) – Alzino la mano quanti un anno fa, di questi tempi, pensavano di aver finalmente risolto il problema del portiere a Roma. Dopo Pelizzoli, Zotti, Curci e soltanto qualche bella parentesi di Doni e Julio Sergio, finalmente «uno vero». Maarten Stekelenburg da Haarlem, vicecampione del mondo, uno dei migliori numeri uno d’Europa, che mette paura solo a guardarlo. E invece? Arrivato con il figlioletto in braccio e la famiglia al gran completo in conferenza stampa nel giorno della presentazione, ci ha messo un attimo a capire quanto è dura la vita fare il portiere all’Olimpico.
RIECCO I SARDI Giusto 90 minuti, e proprio contro il Cagliari (anche se c’era stato un assaggio di pessimo gusto con lo Slovan Bratislava): cronaca di un anno fa, i sardi passano all’Olimpico con i gol del solito Daniele Conti e di El Kabir, fino a quel giorno conosciuto solo per la quasi omonimia con una località turistica della Tunisia. Poi l’infortunio con l’Inter e una stagione sull’altalena: una domenica protagonista, l’altra indeciso, fino al congedo con quasi un mese di anticipo sulla tabella per non rischiare di perdere l’Europeo, pure fallimentare. E non è che quest’anno le cose siano cambiate, con l’aggiunta di un dualismo con Krul che, al netto degli infortuni del collega, gli ha fatto pure perdere il posto in Nazionale. Bene, anzi, benissimo a San Siro, poi il patatrac col Bologna: questione di un «mia» non urlato, causa dello scontro con Burdisso e del gol di Gilardino, che ha fatto tornare a galla le solite critiche, affondate come il piombo dopo la super prestazione contro l’Inter.
ISOLA FELICE Ma allora, qual è il vero Stekelenburg? Aspettando il rientro di Lobont e che Goicoechea assimili i ritmi di allenamento della scuola europea, «Stek» continua a non avere rivali e a restare il titolare indiscusso di questa Roma. Attesa domenica da una trasferta notoriamente nefasta, per risultati e gol subiti: addirittura 17 nelle ultime sei trasferte, nove dei quali nelle ultime due, compresi i quattro incassati proprio lo scorso anno da Stek al Sant’Elia. La Roma non vince in Sardegna da 17 anni e non esce con la porta inviolata «solo» da sette: sull’Isola, notoriamente infelice per i colori giallorossi (Zeman nel ’99 ci perse con un 4-3 che ancora grida vendetta), chissà che Stekelenburg non torni a essere un tesoro. Come regalo per i 30 anni (li compirà domani), per lui e per la Roma non sarebbe male.