(F. Velluzzi) – Il cielo è sempre più blu. Ma sul Cagliari calcio si addensano nubi minacciose. La storia infinita dello stadio lunedì vivrà una nuova puntata. La commissione di vigilanza, che si è riunita anche ieri, esaminerà lo stato dei lavori che procedono incessantemente con 200 operai che meritano un applauso, come il direttore dei lavori Marcello Vasapollo che, dal 16 maggio, non ha fatto un giorno di ferie cercando di realizzare un miracolo con materiali di basso costo e tanti problemi, irrisolvibili in 4 mesi. Ma la risposta decisiva ce la dà proprio uno di quei 200 quando ci presentiamo ai cancelli dello stadio Is Arenas di Quartu S.Elena che domani ospiterà Cagliari-Roma a porte chiuse. Chiediamo di entrare a visitare l’impianto: «Non posso farla entrare». Perché? «Perché questo è un cantiere».
Inagibile Esatto. È un cantiere. E sinceramente, visto lo stato attuale, viene difficile capire come il 2 settembre si sia fatta giocare la gara con l’Atalanta. È il prefetto, Giovanni Balsamo, che si prende la responsabilità. «Abbiamo trovato un modo per salvare la partita di domani. Il dialogo è intenso e continuo, ma le regole vanno rispettate». Lui ha teso una mano al Cagliari, non i sindacati di polizia e il questore Luigi Savina che dal 1° ottobre andrà a dirigere la questura di Milano, ma sulla vicenda non molla: «Occorre il rispetto delle regole, va salvaguardata l’incolumità delle persone. Non ci sono le condizioni di sicurezza. Il Cagliari deve fare uno sforzo in più, a livello di telecamere, di servizio esterno. Ma non sono un nemico. Sono un uomo del sud e l’idea di un primo stadio nel meridione senza barriere mi esalta». Quel che lo ha fatto infuriare è stata la vendita dei biglietti senza l’ok per la partita. Prima ancora il presidente Cellino, che non si è mai presentato davanti a lui, aveva messo la scritta Sconvolts (i tifosi) sui seggiolini: «Ma l’ha ritirata subito e mi ha chiesto scusa». Tifosi Gli stessi tifosi sono «sconvolti»: «Non sapevamo nulla dell’idea del presidente. Noi siamo organizzati dall’87, con la società c’è un buon rapporto; vista la fede incrollabile, qualche abbonamento ci viene dato. Ma la battaglia tra presidente e autorità penalizza noi e la squadra». Domenica gli Sconvolts non protesteranno fuori: «Sono finiti quei tempi». Ce l’hanno solo con Ficcadenti: «Alla squadra non ha dato un gioco». I diffidati sono 28, ma tutto dovrebbe filare liscio. I più infuriati sono altri, che, privati del calcio da mesi, chiedono il rimborso con una class action. Alcuni fecero una proposta: dare i soldi spettanti in beneficenza. Con la società si è inasprito tutto. Si parla addirittura di una black list che penalizzerebbe queste persone, non più particolarmente gradite.
Futuro Ora si lavora per un’apertura parziale il 30. A leggere i dati di quel che manca per un’apertura totale c’è da rimanere sconcertati. Le voci «non sono state presentate…» che impediscono alla commissione di dare l’ok sono troppe. Il padre padrone Cellino è volato a Miami. La squadra, stufa del caos, ha protestato col leader Conti. E a Is Arenas lavorano giorno e notte. Con uno stadio (con capienza da 16 mila posti e non 20 mila come da norma e la Lega tace) che ha le case davanti, e non ha ancora tribuna e sala stampa. Ma un gentile steward continua a sognare: «Lei ci è stato al Camp Nou di Barcellona? «Sì». «Ecco, Is Arenas diventerà così». Se avrà ragione lui il sindaco Contini, regista dell’operazione, strapperà la riconferma.