(M.Cecchini) – Tra gli sconfitti dal surreale sabato cagliaritano (i tifosi, il calcio italiano, il rispetto per le istituzioni e via sgranando) sembra opportuno aggiungere un altro elemento connaturato alla Roma: l’immagine del nostro pallone all’estero. A Trigoria ieri rimbalzava una tormentosa questione: come spiegheremo ciò che è successo al presidente Pallotta e ai suoi soci? Già, come far capire l’inaffidabilità di un sistema che, pure, insegue disperatamente investitori stranieri? È indubbio che una giornata come quella di sabato sia un pessimo spot per attirare capitali nel calcio. Non è un caso, perciò, che al di là dell’Atlantico Pallotta e l’a.d. Pannes fossero stupiti dall’accaduto («è incredibile»), pur avallando le scelte portate avanti dalla dirigenza. Nessuna sorpresa, perciò, che Zeman abbia commentato: «Solo in Italia succedono certe cose». Vero. E nel racconto del d.g. Baldini si va dall’ora di comunicazione del rinvio (1.30 di notte), alla sveglia obbligata alle 6.30 per i calciatori in vista del rapido rientro per non parlare dell’«imbarazzo» nello spiegare agli atleti stranieri un evento così italiano. «È sconcertante. Una situazione tra il ridicolo e il tragico. Inizio ad essere un po’ stanco, di cose pensavo di averle viste tutte. Ogni giorno ce n’è una nuova. Si ha la sensazione che gli altri posti siano paradisi, non perché lo siano in assoluto, ma rispetto all’Italia». La Roma non avvia l’iter per avere la vittoria a tavolino, su cui c’è ottimismo. «È un percorso obbligato il nostro. La partita non si è giocata per il comportamento diretto del massimo rappresentante di una squadra. Lo 0-3 a tavolino è la conseguenza diretta di quello che è successo, noi siamo parte lesa. C’è un discorso di principio: vogliamo tutelare i nostri interessi e far sì che le competizioni vadano disputate secondo regolamenti oggettivi». Per questo, qualora il giudice sportivo non assegnasse la vittoria, il reclamo sarebbe inoltrato. Non a caso uno dei legali, Conte, parla di «autogol» di Cellino. E di tutto il nostro calcio, ovvio.