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GAZZETTA DELLO SPORT L’urlo di Daniele. Grinta e duttilità A -2 da Tardelli

De Rossi in nazionale

(M. Cecchini) – Il brusio soddisfatto che parte in aereo dalle file dirigenziali sul tema, in fondo, è il miglior complimento possibile per il suo attaccamento all’azzurro.Daniele De Rossi, ormai, è un «front man» della Nazionale, quasi a prescindere dal numero di presenze che gli stanno facendo scalare i piani nobili della storia del pallone italico. «Con la botta che aveva subito Daniele alla caviglia — sussurrano in diversi a taccuini rigorosamente chiusi — in altri tempi qualche calciatore ne avrebbe approfittato per tornare a casa. D’altronde, per chi ha questa mentalità, che cosa avrebbe aggiunto al curriculum giocare con la Bulgaria e Malta?». Dipende dai punti di vista, ovvio, ma il centrocampista della Roma risponderebbe deciso: «Tutto».

Obiettivo Tardelli Non è un caso perciò che, tra gli azzurri dell’era Prandelli, ormai De Rossi sia al terzo posto come numero di presenze, dietro solo a Buffon e Pirlo. Oggi, a Sofia, se le condizioni della caviglia non peggioreranno (al termine dell’allenamento di ieri Prandelli ha rassicurato tutti), raggiungerà gli 80 gettoni in azzurro (e salirà al dodicesimo posto assoluto) ma gli sarà sufficiente aggiungere il «cap» di martedì prossimo a Modena contro Malta per agganciare a quota 81 un mostro sacro del nostro calcio: Marco Tardelli (ma anche Bergomi e Baresi). Nessuna sorpresa. In fondo, anche la storia di Daniele è fatta di urli da copertina, figli della fatica del centrocampo e di una voglia di lottare che già gli ha consentito di mettere in bacheca un Mondiale proprio come Tardelli. Sgranando qualificazioni e Confederations Cup, perciò, Brasile 2014 potrebbe anche far entrare De Rossi nel club dei «centenari».

Incursore e non regista A pensarci bene, poi, anche tatticamente quella della Nazionale è sempre più una seconda pelle per il centrocampista di Ostia. La vittoria di San Siro contro l’Inter, infatti, con tutta probabilità ha sancito il ritorno di De Rossi al ruolo di interno e non più di centrale della mediana, a vantaggio dell’impiego del greco Tachtsidis, pupillo di Zeman. Per il giallorosso, quindi, la stessa posizione che ricopre stabilmente in azzurro per via della presenza di Andrea Pirlo, ovvero uno dei massimi registi della storia del nostro calcio. D’altronde, la parola d’ordine di Daniele è stata sempre una: duttilità.

Centrocampo folto E se stasera assaggerà il fascino del ruolo di intermedio non più in una linea a quattro ma cinque (Prandelli opterà per un 3-5-2), non saremmo sorpresi se in caso di emergenza sia il commissario tecnico, sia lo stesso Zeman lo ricollocassero in difesa a fare il centrale dai piedi buoni. Tra l’altro, in molti a Trigoria sussurrano che — se uno tra Burdisso o Castan durante la stagione dovesse dare forfeit per qualsiasi ragione — il primo nome nella lista dei sostituti sarebbe proprio quello di De Rossi, ancor più di quelli dei baby Romagnoli (’95) o Marquinhos (’94). Ma questa è tutta un’altra storia. Da oggi a martedì il cuore di Daniele sarà solo azzurro, e con soddisfazione. Anche perché, in una Roma orfana delle coppe europee, vedere il suo talento confinato solo al nostro (modesto) campionato, è uno spreco a cui solo l’Italia e l’azzurro possono ovviare.
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