(A.Pugliese) – Ci fossero stati trenta secondi in meno, oggi quella coppia sarebbe ancora ricordata come una coppia d’oro: Totti-Delvecchio, un romanzo fatto di stima e amicizia nella storia giallorossa, ma anche alcune pagine (intense) di quella azzurra. In tutto 6 partite, di cui una — la prima — poteva cambiare davvero tutto: Rotterdam, 2 luglio 2000, finale dell’Europeo, con il tacco di Totti che lanciò Pessotto a destra e Supermarco (preferito da Zoff a Del Piero) perfetto nel chiudere in tap-in il cross dello juventino. «Andò tutto bene fino a quei trenta secondi finali — ricorda Delvecchio — Ma fu un recupero eccessivo, sarebbero bastati tre minuti invece di quattro».
Con Osvaldo e Destro, stasera l’attacco della nazionale tornerà a colorarsi di giallorosso.
«Sono due giocatori bravi, di qualità e che vedono la porta. Quando hai giocatori così, è facile farli giocare insieme».
Come era facile per lei e Totti.
«Io e Francesco ci capivamo al volo, per noi giocare in giallorosso o in azzurro era la stessa cosa, forse cambiavano solo i compagni di squadra. Il fatto di giocare insieme, ci aiutò molto anche con la maglia dell’Italia».
La coppia Osvaldo-Destro è differente però da quella che formava lei con Francesco.
«Direi di sì. Loro sono due prime punte, Francesco invece era ed è anche un grandissimo rifinitore, che all’epoca giocava qualche metro dietro la prima punta. Totti è bravissimo a lanciare il compagno. Stasera ci sarà bisogno di chi dovrà creare gioco per loro, magari dalla fasce, con dei traversoni. E di chi li dovrà mandare in porta».
Osvaldo-Destro è una coppia che può arrivare anche fino al Mondiale 2014 o con il rientro di Balotelli le gerarchie saranno destinate a cambiare?
«Deciderà Prandelli, anche Balotelli è un elemento sicuramente di grande valore. Di solito i tecnici contano molto sull’affidabilità dei giocatori qualitativamente più bravi. E, quindi, anche sulla continuità di rendimento che i singoli saranno in grado di offrire. Di certo, più giocatori bravi uno ha a disposizione meglio è. Anche per stimolare la competitività all’interno del gruppo».
Con la Roma uno dei due deve adattarsi a fare l’esterno, a Milano è toccato a Mattia. Destro-Osvaldo è una coppia che può funzionare di più in azzurro o in giallorosso?
«Mah, con Zeman gli attaccanti hanno fatto sempre tutti bene. Ci vorrà solo un po’ di tempo per adattarsi al meglio ai movimenti o capire fino in fondo il sistema di gioco».
Sorpreso da questo momento d’oro di Osvaldo?
«Solo in parte. Nel senso che non impazzivo per Pablo, ma sta facendo sempre gol e anche molto belli. Magari non è un attaccante che fa quelli brutti, quelli sporchi, alla Inzaghi per intenderci. Ma va bene così».
Lo Zeman di oggi è diverso da quello dei suoi 18 gol in A?
«Secondo me ha rivisto qualcosa nella fase difensiva. Prima la curva poco, era più spregiudicato, anche se il secondo gol preso con il Catania mi ha ricordato i nostri tempi. Rispetto a Luis Enrique si va diretti in porta. Se il mister ha messo davvero a posto la fase difensiva come sembra, allora la Roma può competere davvero per lo scudetto». E chissà, magari Destro e Osvaldo potranno anche essere quello che furono proprio Totti e Delvecchio in quel 2001…