(A.Pugliese)L’appuntamento è per oggi a Trigoria, quando nella seduta pomeridiana Zdenek Zeman si ritroverà finalmente anche i nazionali che ha perso una settimana fa, subito dopo la vittoria di Milano. Tra questi, anche Miralem Pjanic,l’uomo delle meraviglie. Dopo la doppia fatica europea (…) e il bel gol segnato ieri sera a Zenica, il centrocampista bosniaco da oggi torna alla carica. Per spazzare via tutte le voci e per ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, la sua posizione.
Voci Diciamoci la verità, dall’inizio della stagione sono soprattutto due i giocatori su cui si sono concentrati i dubbi della gente: Lamela e Pjanic, con l’argentino molto più nel mirino rispetto al bosniaco. Il motivo? Si dice, scarso adattamento al modulo tattico di Zeman. In altre parole, due fenomeni, ma non vanno bene per il 4-3-3. «Stanno attraversando un momento un po’ così, ma per me sono due grandi giocatori che vengono da una stagione di adattamento — ha detto ieri Giuseppe Iachini, ex allenatore della Samp —. Se si calano nella mentalità dell’allenatore, con un calcio veloce, che va in verticale, possono migliorare e diventare più forti di quello che sono». È quello che si augurano un po’ tutti.
Adattamento Che Pjanic sia tecnicamente il centrocampista più forte della Roma è però fuori ombra di dubbio. Miralem (che, tra l’altro, ha la differenza non solo nei piedi, ma anche nella testa) nasce però come trequartista (dove ha giocato a lungo in Francia con il Lione) e da quando è alla Roma si è adattato a giocare nei tre di centrocampo. Con Luis Enrique, che prediligeva un gioco in orizzontale, fatto di tanto possesso palla e ragnatela, si è trovato a suo agio, anche grazie alla sua tecnica. Con Zeman, che vuole velocità, inserimenti e verticalità, deve ancora trovare i tempi e gli spazi giusti. «Ma con Totti che gioca dalla sua parte — ha detto durante il ritiro Zdenek Zeman — Miralem può fare come Di Francesco 13 anni fa, segnando anche tanti gol».
Equivoco tattico Già, Totti, l’uomo con cui Pjanic a volte in partita finisce con il pestarsi i piedi. Il Francesco di oggi, infatti, è molto diverso da quello di 13 anni fa e non gioca più come esterno sinistro puro ma come «regista» nel centrosinistra. Arretra spesso il suo raggio d’azione, abbassa il baricentro della manovra, spaziando tra le linee (difesa e centrocampo) avversarie. Chiaro, dunque, che in quel caso Pjanic debba andare dentro, nello spazio lasciato libero proprio da Totti, con Balzaretti (o Dodò, in futuro) che si sovrappone in fascia. «Pjanic deve capire che possiede grandi potenzialità tecniche — ha detto ieri Ezio Sella a Rete Sport —. Ma per essere un grande giocatore servono anche corsa e quantità e lui sta ancora assimilando questi concetti. Se lo farà, diventerà di certo un grande centrocampista». Il problema più grande di Miralem, in questo momento, è proprio questo: capire bene i meccanismi ed i tempi di gioco. Da oggi parte l’assalto alla fase-2 della sua stagione giallorossa, quella in cui deve fare il salto di qualità e dare alla Roma tutto quello che può. Che, a conti fatti, è tantissimo: qualità, fantasia, giocate sopraffine. E, come dice Zeman, anche tanti gol.