Novanta minuti di pura classe, potenza, coraggio, ma soprattutto corsa. Da anni Francesco Totti non si manifestava così agile, dinamico, bello da vedere in tutto il suo splendore: giocate di prima, scatti da velocista, tiri da fuori e, su tutte, una continua ricerca della giocata d’autore degna dei veri “artisti del pallone“. Sembra non accusare le ormai prossime trentasei primavere il numero dieci giallorosso, sembra che il tempo non passi mai per lui, per l’Highlander di Porta Metronia. Magnifiche le giocate di Francesco, sublime il suo modo d’internedere e interpretare il gioco calcio: in una domenica dall’amaro in bocca per tutti i suoi compagni(Piris e Burdisso i maggiori colpevoli della figuraccia)e soprattutto per i cinquantamila tifosi presenti allo stadio, per fortuna c’e’ lui, l’artista che dipinge giocate ad effetto, il gladiatore che non molla mai, nemmeno davanti al passare degli anni. Un uomo con la U maiuscola che non si e’ mai arreso e non ha mai ammainato la sua bandiera giallorossa nemmeno nei momenti più buii e difficili. Contro il Bologna Francesco c’ha provato più di tutti, ha fatto capire, ancora una volta, a vari “opinionisti da strapazzo” che amano criticarlo, cosa vuol dire essere l’essenza di un calcio, quello di classe e fantasia, che in Italia sta sparendo. Tirato a lucido come non mai, duttile in lungo e largo in ogni parte del manto erboso dell’Olimpico, Francesco ha messo ancora una volta in mostra tutto il suo essere Campione: la cura Zeman sta portando i suoi frutti al “giovanotto” col numero dieci sulle spalle; i consigli e i dettami tecnici del mister sono una sintesi ben precisa con quello che il capitano giallorosso si sente di dare ancora alla causa romanista, quella che e’ la sua causa da ormai più di vent’anni.
Nicolo’ Ballarin