(U. Trani) – Chiedersi che cosa sia successo è legittimo. Anche perché dall’entusiasmo dei quasi cinquantamila all’Olimpico si passa in fretta ai fischi di un pubblico deluso per la Roma ribaltata dal Bologna in una ripresa da incubo. Vedere la squadra di Zeman che si sgonfia come una gomma di una bicicletta lasciata chissà per quanto tempo in cantina è una brutta sensazione. Perché quando il fisico non regge l’impatto di una partita intera, allora è inutile andare a cercare i motivi delle crepe tattiche. Senza gambe, la testa non basta. Sbagliare posizioni e movimenti, come spaventarsi anche per l’ombra riflessa dallo specchio fino a pochi minuti magico, è la conseguenza fatale. Ne approfitta Pioli che vince per la prima volta contro i giallorossi, al settimo tentativo, e conquista anche i primi punti, tre tutti insieme, in questo torneo. Aspettando il recupero per completare l’opera in modo rocambolesco e far conoscere la sconfitta più incredibile al collega di Praga che comunque accetta il verdetto. Senza fare troppe storie nè cercare giustificazioni. Dal 2 a 0 al 2 a 3, niente da dire.
Se il boemo si arrende all’evidenza e non fa una piega, vuol dire che sa già perché la Roma, dopo un bel primo tempo, sia tornata in campo per la ripresa fragile e distratta. Sa per primo che questa performance non va inserita nella collezione dei ko di marchio zemaniano. Non c’entra con il suo calcio. Per quei tre gol subiti non in contropiede, come spesso gli è accaduto, in passato. Ma a difesa schierata, più di tutti il secondo di Diamanti con mezza squadra che assiste senza intervenire alla rete del pari. Se sono gaffe dei singoli il 4-3-3 non c’entra. Quindi bisogna ricominciare dagli errori che galleggiano ancora sul prato dell’Olimpico.
Sono tre i difetti che spiegano il ribaltone del Bologna: 1) l’eccessiva dose di narcisismo che i giocatori di Zeman mettono nella prima parte: dopo aver concretizzato con Florenzi e Lamela, la Roma si piace troppo e pensa allo spettacolo e non a incrementare il vantaggio; 2) quando la partita non si chiude, subentra il timore: soprattutto se molti interpreti hanno la lingua di fuori e lasciano campo agli avversari, coprendolo male e non seguendo più l’idea di calcio dell’allenatore; 3) i singoli che cadono in letargo e mostrano l’inesperienza di chi ancora non ha la patente del campione. Il boemo ha il dono nella sintesi quando ripercorre il film della partita. Primo tempo buono, secondo no, all’interno del quale sono stati gli errori di alcuni giocatori a riportare in corsa, fino alla fuga per la vittoria, Gilardino, 9 reti alla Roma con le due di ieri, e Diamanti, fischiato dalla Sud all’inizio e provocatore nei confronti della stessa tifoseria, con ripetuta esultanza, dopo aver tagliato il traguardo.
Il crollo fisico incide più di ogni altra cosa, anche se certi orrori difensivi non erano immaginabili. Totti è ancora il migliore e la cosa deve far riflettere società, tecnico e compagni. Il capitano, destro potente da fuori, colpisce il palo al settimo: Florenzi segna di testa a porta vuota la sua seconda rete (consecutiva) in serie A e tutti abbracciano però Totti.Lamela firma il 2 a 0 con un bel sinistro da fuori, al sedicesimo, infischiandosene delle proteste del Bologna: c’è a terra Perez dopo un contrasto perso con Pjanic. Funzionano gli esterni d’attacco, non il centravanti: Destro sembra stanco. Per un tempo almeno combatte, ma poi scompare. Un po’ come Tachtsidis e Balzaretti. Pesano le assenze di De Rossi e Osvaldo. L’arbitro Guida è impresentabile: dovrebbe cacciare Perez, doppio giallo, al minuto 31. E’ Pioli che fa uscire il mediano tra i due tempi, insieme con Guarente, per inserire Pazienza e Pulzetti. Sostituzioni che saranno più efficaci di quelle di Zeman che, a metà ripresa, toglie Pjanic, usato sul centro destra per non intralciare il compasso di Totti e nel match abbastanza scontato, e Lamela, in grado di fare anche a spallate se serve. Dentro Marquinho e Lopez che però si adeguano subito al ritmo che sa di bonaccia piena.
Il Bologna avanza con il suo 4-3-1-2. Perché ormai la Roma non fa più pressing, anche se ha avuto ad inizio tempo la chance del 3 a 0 con Totti di testa, ancora palo dopo deviazione di Agliardi. Burdisso resta davanti a Stekelenburg e la squadra, senza salire da dietro, si allunga sempre di più. Gilardino fa gol su cross di Kone al ventisettesimo: Piris osserva la palla che lo supera e anche l’ex centravanti della Nazionale piazzare la capocciata della speranza. Un minuto e Diamanti entra in area e pareggia. I giallorossi sembrano invitarlo a presentarsi davanti a Stekelenburg. Zeman considera Piris al capolinea: ecco il debutto di Marquinhos che piace per tenacia e qualità. Tachtisidis conclude centrale di testa, Burdisso, su palla da destra di Garics che ha avuto da Pioli il posto di Motta, va a disturbare la presa a terra non perfetta di Stekelenburg. Gilardino in trionfo ad inizio recupero: 3 a 2 a porta spalancata. Totti può far pari. Di testa. Ma Agliardi respinge e l’Olimpico sbuffa tutta la sua amarezza.