(U. Trani) – «Ripeterei tutto quello che ho detto in passato. Non ci sono motivi per cui dovrei vergognarmi. Se ci sono stati condannati e ancora tanta gente in mezzo, non è certo colpa mia. Se hanno davvero l’intenzione di prendersela con qualcuno sanno insomma con chi. Io, comunque, non ho paura di presentarmi in campo a Torino. Lo stadio, tra l’altro, non gioca». Stasera Zdenek Zeman si aspetta di avere tutto lo Juventus stadium contro. Non contro la Roma, ma solo contro di lui. Anche perché ricorda bene quanto accadde nel novembre del 2006, in serie B e sedendo della panchina del Lecce, all’Olimpico torinese, con il Palazzo intero che, giudice sportivo per primo, ignorò la feroce contestazione del pubblico bianconero. «Sicuramente l’accoglienza l’ultima volta che sono venuto qui non è stata molto carina. L’ho segnalata anche al delegato della federazione che sta a bordo campo. Strano che novanta minuti di offese non accadde niente. […]».
Potrebbe bastare. Anche perché la Roma dovrebbe guardare avanti e non indietro. Qui nessuno, nel nuovo impianto del club bianconero, ha mai vinto (a parte la Primavera di Alberto De Rossi). La Juve non perde in assoluto da 44 partite e i giallorossi, invece, faticano in casa, con il rendimento peggiore che mai si potesse immaginare, due punti in tre gare, considerando l’entusiasmo della piazza per il ritorno a Trigoria del tecnico di Praga. Zeman, però, non intende tacere su fatti evidenti. Ieri l’ultimo, con Filippi, il preparatore dei portieri, protagonista della conferenza stampa della vigilia per scelta della società di Agnelli. «Una questione di stile. Penso sempre alla gente che vorrebbe sentire qualcuno che è direttamente interessato». […]
Zdenek si ferma. Quando parla di calcio, è come se fosse un altro. Elogia Conte: «È stato bravo, perché ha saputo dare una mentalità e un’impostazione di gioco. Mi piace come allenatore e mi piaceva da giocatore. Provai ad acquistarlo e a portarlo a Foggia». Esalta la Juve: «È la migliore del campionato, la più forte. Per questo i miei giocatori in questa gara dovrebbero avere più stimoli. Per far vedere di non essere inferiori, perché, alla fine,hanno due gambe, due braccia e una testa come i bianconeri. Sono uguali».
La consacrazione dei rivali ci sta. Ma Zdenek, martedì scorso prima della partita con la Sampdoria, aveva definito da scudetto la sua Roma. Ora, però, nel paragone con la squadra di Conte, è meno sicuro sul ruolo del suo gruppo in questo torneo: «Loro sono un anno avanti rispetto a noi. Hanno fatto bene nella stagione scorsa, ci hanno creduto, sono arrivati i risultati e ora continuano su quella scia. Noi siamo in fase di costruzione, ma dobbiamo cercare di dimostrare che anche noi abbiamo mezzi e siamo competitivi». È la Partita, soprattutto per lui. Che, invece, non cambia idea: «Lo è per i tifosi. Per me, come il derby, dà gli stessi punti. Sempre tre».
«È la mia Roma. Che gioca più di ogni altra squadra e non ha mai sofferto in queste prime gare». Zeman difende la bontà del suo lavoro e il gruppo. «Mi è piaciuta più con il Bologna e la Sampdoria che a Milano con l’Inter. Mercoledì abbiamo tirato ventiquattro volte, dodici per tempo, gli avversari due. Quindi ci difendiamo bene. Non ho visto alcun calo fisico, ma correre male per la troppa voglia di vincere. Tutto dopo il gol preso. Con qui palloni buttati avanti. È storia antica che i colleghi mi conoscono: l’anno scorso il Pescara ha segnato novanta gol».[…]