(V.Cerracchio) – Spuntata prima (Maxi Lopez squalificato e presto Pozzi fuori per infortunio), in dieci poi (espulso Maresca con la Roma in vantaggio), ha firmato l’impresa sfruttando uno di quegli sgorbi che macchiano la carriera di un portiere, per giunta nazionale come l’olandese. Olimpico stregato per i giallorossi e naturalmente per Zeman, che senza Osvaldo perde molto in fase di concretizzazione: la Roma aveva tutto il tempo per rimettere in carreggiata la partita, sfruttando l’uomo in più, ma nel finale la difesa doriana è diventata di ferro e per poco non ci è scappata la beffa ulteriore, in stile Bologna. Già in avvio la difesa giallorossa si era dimenticata due volte di Eder prima che spuntasse il destro del capitano a risolvere una spumeggiante percussione. E se il giovane Florenzi ha mostrato ancora una volta promettente personalità, Destro e Lamela continuano a litigare colpevolmente con il gol.
Il passo indietro della Lazio è soprattutto nell’intensità del gioco e nel sistema difensivo, improvvisamente inceppatosi. A un corridore come Gonzalez (l’unico rimasto in assenza cronica di Brocchi) Petkovic non può proprio rinunciare: nella strabordante rosa di Lotito non c’è alternativa all’infortunato uruguaiano. E Ciani, colpevole (non solo per la deviazione decisiva a spalle voltate) nell’azione del primo gol degli azzurri, ha fatto rimpiangere il vecchio titolare Biava. Cavani è stato protagonista di una folgorante tripletta (terzo gol in fuorigioco e poi rigore fallito) ma Klose, dal proprio canto, ha dato un grande esempio di onestà professionale in apertura di match, confessando, dopo l’iniziale esultanza, all’arbitro Banti di aver deviato in porta con la mano il pallone che avrebbe portato in vantaggio la Lazio proprio in apertura. Un gesto nobile da applaudire in una serata storta.