(F. Bovaio) – La Roma non prendeva 4 gol in campionato proprio dall’ultima trasferta a Torino contro la Juve, quella dello scorso 22 aprile. Da quel giorno ad oggi, tra la fine del campionato passato e l’inizio di quello in corso, ha vinto solo 3 volte, di cui una a tavolino (quella stra-nota di Cagliari) e 2 in trasferta: la prima a Cesena, all’ultima giornata del torneo passato, in una gara ininfluente per tutto; la seconda al Meazza contro l’Inter il 2 settembre. Poi sono arrivati 5 pareggi e 3 sconfitte. In pratica, delle 11 partite di campionato intercorse dallo Juve-Roma 4-0 di Luis Enrique a quello di ieri i giallorossi ne hanno vinte poco più che un quarto (ma una a tavolino). Dati che evidenziano un male di fondo di questa squadra che continua a commettere gli stessi errori dello scorso campionato e ad avere i medesimi cali di testa. Dov’è, dunque, il male oscuro che impedisce alla Roma di uscire dall’anonimato del torneo per tornare a recitarvi un ruolo da protagonista? Probabilmente nella testa, più che nelle gambe, visto che spesso i giocatori girano e corrono a vuoto, lasciando varchi enormi agli avversari, che la attaccano soprattutto su quella fascia destra che non ha proprietari. Basti ricordare i quattro cambiamenti effettuati da Zeman su quel lato, dove dopo aver iniziato con il trio PirisBradley-Lamela, è passato a Piris-De Rossi-Destro, Piris-Florenzi-Lamela, Taddei-Florenzi-Lamela, confermati anche ieri. Troppi cambiamenti, soprattutto se consideriamo che a sinistra ci sono due punti fermi come Balzaretti e Totti, tra i quali hanno giocato Pjanic, Florenzi, Marquinho e, ieri, De Rossi. Insomma, si ha l’impressione di avere una squadra zoppa a destra e gli avversari lo sanno. Tanto che l’attaccano tutti da quella parte. Proprio come ha fatto ieri sera la Juventus.