(D. Galli) – Un lupo per Agnelli. Si chiamaDaniele De Rossi, ha 29 anni e contro la Juve, al 99%, ci sarà. L’ecografia cui si è sottoposto ieri a Trigoria ha dato esito decisamente positivo: lesione di primo grado, quindici giorni di stop, salterà Bologna, Cagliari e quasi certamente la Sampdoria il 26 settembre all’Olimpico.
Dovrebbe rientrare la giornata successiva. Giusto in tempo per l’appuntamento più importante. Quello contro la Vecchia Signora. Trigoria, pomeriggio. La gamba destra di Capitan Futuro finisce sotto la lente di ingrandimento del personale sanitario del Campus Biomedico. Più tardi, il comunicato dell’As Roma fa tirare un sospiro di sollievo ai tifosi: «L’esame strumentale ecografico a cui il giocatore è stato sottoposto oggi (ieri, ndr) a Trigoria ha evidenziato una lesione di primo grado al bicipite femorale destro. La prognosi è di 15 giorni e il giocatore ha già iniziato le terapie del caso». Il sospiro lo hanno tirato i tifosi della Roma, ma sicuramente anche lo stesso De Rossi, che ieri era segnalato – e come non capirlo – di ottimo umore.
Dopo gli esami, Daniele non ha perso tempo. Ha subito svolto una seduta di fisioterapia. Non deve essere stato facile essere De Rossi, in questi giorni. Dopo l’infortunio in Nazionale è stato detto e scritto di tutto. Che Daniele si sarebbe dovuto tirare indietro, che Prandelli aveva comunque sbagliato a volerlo mandare in campo con la Nazionale. Ragionamenti che cozzano contro la ragione. Perché De Rossi contro l’Inter si era infortunato alla caviglia e contro la Bulgaria dietro alla coscia. «Se ha giocato – si è difeso il Ct – è perché era disponibile. De Rossi ha sentito un muscolo contratto, voleva rientrare ma siamo stati noi a dirgli che non era il caso di rischiare». Voleva rientrare perché non sentiva così dolore da fermarsi, voleva rientrare perché non è da De Rossi arrendersi, voleva rientrare perché Daniele non si limita a vestire una maglia. La onora. Lui. La consapevolezza di poter avere in squadra Capitan Futuro ha ridato ieri fiducia a un ambiente che era rimasto scosso dal quarto infortunio stagionale della squadra dopo quelli del lungodegente Dodò, di Bradley e di Balzaretti (non considerando Pjanic, che comunque a Milano non stava al meglio). Il quarto, ma il più serio. Perché De Rossi è un’architrave di Zemanlandia. Un muro portante.
Il sostituto già c’è, è Tachtsidis, che sta dimostrando di essere decisamente funzionale al gioco del Maestro boemo. Ma con tutto il rispetto per l’ex mediano del Verona, De Rossi è qualche gradino più su. È un’assenza sopportabile, forse rimediabile, con avversari come Bologna, Cagliari e Samp. Ma la Juve è la Juve, sono i campioni d’Italia, è l’unica squadra del campionato italiano che se la affronti in amichevole, un’amichevole non sarà mai. Al massimo si potrà parlare di una nemichevole. Fermo restando che nel gruppo bianconero Daniele conta diversi amici, Pirlo su tutti, anche per De Rossi JuveRoma è un appuntamento con una storia che si rinnova. Un appuntamento che Capitan Futuro per primo non voleva mancherà e che infatti non mancherà. A Torino si rassegnino, le macumbe non hanno funzionato. Per Juve-Roma avremo un lupo. Un lupo per Agnelli.