(D.Galli) Non hanno voluto disputare la partita con la Roma. Se ne sono infischiati di una determinazione dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, di un provvedimento di un Prefetto e di quello della Lega di A che lo recepiva, dei loro stessi tifosi che avrebbero voluto giocare anche se a porte chiuse. Il Cagliari pagherà a caro prezzo questa folle sfida alle istituzioni, sportive e non, e alla sua gente. Salvo improbabili ripensamenti, la società rossoblù sarà punita oggi con la sconfitta a tavolino per 0-3. Massimo Cellino rischia invece una pesantissima inibizione. Le parole del presidente federale Giancarlo Abete preannunciano una punizione severissima: «Il suo comportamento è inaccettabile e provoca un danno d’immagine a tutto il calcio italiano. Sono atti da sanzionare anche oltre i limiti della giustizia sportiva». La Procura federale ha aperto un’inchiesta. La Roma ha fatto preannuncio di reclamo, ma la Lega di A avrebbe agito comunque d’ufficio. «C’è chi se ne fotte di un decreto prefettizio», commentano da Milano. Sintesi di una settimana di ordinaria follia. C’è un prequel. È la protesta dei sindacati di polizia di Cagliari. Dicono, e da tempo: Is Arenas, lo stadio di Quartu Sant’Elena che ospita le gare interne del Cagliari dopo l’inagibilità la scorsa stagione del Sant’Elia, è pericoloso. Lunedì, la commissione provinciale di sicurezza si riunisce e concorda: vero, Cagliari-Roma si deve disputare a porte chiuse. Due giorni dopo, l’Osservatorio pubblica la determinazione numero 32. Si citano i verbali della Commissione di Sicurezza di Cagliari del 28 agosto e del 17 settembre, «con i quali è stato espresso parere non favorevole per l’agibilità» di Is Arenas. Si prende atto di una nota del Questore di Cagliari dove si lamentano «permanenti carenze strutturali». La decisione è una logica conseguenza: lo stadio Is Arenas non è a norma, il prefetto di Cagliari- Roma viene «invitato» a far giocare l’incontro «in assenza di pubblico». Cellino però non ci sta. C’è il problema degli abbonati, e poi c’è chi ha già comprato il biglietto. Non solo. C’è un problema nel problema. È datato ma quanto mai attuale. Il Cagliari si trova infatti a fronteggiare una class action messa in piedi dai vecchi abbonati, da chi a metà del girone di ritorno del campionato 2011/12 non è più potuto andare a seguire la squadra in casa. Semplicemente, perché Cellino aveva trasferito la casa del Cagliari altrove. Al Nereo Rocco di Trieste. A qualche centinaio di chilometri di distanza. Alla guerra legale intrapresa dai suoi tifosi, Cellino ha risposto con una black list. Una lista nera. Se ci sei dentro, non puoi comprare abbonamenti e biglietti. Non sono particolari da poco, è la premessa che aiuta a capire perché, nonostante la determinazione del Viminale e il successivo, logico, provvedimento della Lega di A che si adeguava al “niet”, il Cagliari abbia temporeggiato. Nessun comunicato ufficiale, per i rossoblù bisogna far entrare almeno gli abbonati e coloro che abbiano già acquistato il biglietto. Ma in Prefettura non ci sentono: si deve giocare a porte chiuse, ribadiscono. Ordinano. È venerdì. Cellino aveva gettato nella mischia persino Daniele Conti. Il capitano aveva fatto capire quanto fosse importante avere il sostegno del proprio pubblico. La mossa “Libro Cuore” non funziona e allora Cellino cambia registro. Sfida la Prefettura. «Visto il perdurare della situazione che porta a non vedere più un futuro per via delle difficoltà burocratiche ed il disinteresse collettivo delle istituzioni – si legge in un comunicato – il Cagliari invita e chiede a tutti i suoi tifosi, titolari di biglietto e abbonamento, di recarsi allo stadio. Il Cagliari e i suoi ingegneri reputano la struttura agibile e sicura». Incredibile. La mossa del club rossoblù spiazza la Prefettura di Cagliari, costringendo il Prefetto Giovanni Balsamo a una riunione fiume nella notte tra sabato e domenica. «La partita sia differita ad altra data», stabilisce Balsamo. Che però addossa tutta la responsabilità a Cellino: «Tale decisione si è resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal presidente della Cagliari Calcio». Il provvedimento è dell’1.30. Venti minuti dopo viene avvisata la Roma. Anzi, per la precisione Franco Baldini. Ieri. È il finimondo. Il Cagliari è solo. Cellino è solo. In un’intervista a Sky Sport 24, il Prefetto usa l’espressione chiave. Dice: «Il provvedimento non piace a nessuno, ma si è reso inevitabile dopo la rottura dell’equilibrio che si era creato. Per legge la valutazione dell’idoneità dello stadio non spetta alla società, ma è imputata a un organo pubblico». In sostanza, tradotto, il Prefetto accusa il Cagliari di avere cambiato le carte in tavola senza averne le competenze. Senza poterlo fare. Il segretario del Siap, il sindacato di polizia di Cagliari, Massimo Zucconi Martelli, giudica «del tutto irresponsabile l’invito fatto da Cellino ai tifosi di recarsi lo stesso allo stadio». Il presidente della Lega, Maurizio Beretta, abbandona per una volta il consueto aplomb: «Il comportamento del Cagliari è incomprensibile, abbiamo lavorato a lungo con il Prefetto per far giocare Cagliari-Roma in condizioni di sicurezza e una soluzione era stata trovata. Lunedì pomeriggio (oggi, ndr) il giudice sportivo deciderà e non sono in grado anticipare le sue decisioni. Ma certo, alla luce dell’ordinanza del Prefetto, non è possibile escluderlo (lo 0-3, ndr). Certamente anche questa vicenda conferma che servono impianti nuovi e sicuri e il Cagliari sta lavorando in questa direzione ma serve una legge di riferimento. Un appello al Senato dove la legge è ferma, fate presto ». E la Roma? La società è furiosa. Oltre a Baldini, a forzaroma.info è intervenuto l’avvocatoAntonio Conte. «Il giudice sportivo valuterà quanto scritto dal Prefetto di Cagliari e le motivazioni per le quali ha deciso il rinvio della gara. Quello che ha fatto oggi la Roma non è ancora un vero e proprio ricorso, quello verrà fatto in un secondo momento se sarà necessario. Lo 0-3 dipenderà molto dal motivo per il quale il Prefetto ha preso la sua decisione. Mi sembra, però, che sia già stato detto che è arrivata dopo il comunicato del Cagliari. Certo è che questa volta Cellino si è fatto un autogol. Le sue dichiarazioni sono state davvero infelici». Un autogol da tre punti. Ma perché? Vediamo. L’articolo 12 del Codice di Giustizia Sportiva recita: «La società ritenuta responsabile, anche oggettivamente, di fatti o situazioni che abbiano influito sul regolare svolgimento di una gara o che ne abbiano impedito la regolare effettuazione, è punita con la perdita della gara stessa con il punteggio di 0-3 o con il punteggio eventualmente conseguito sul campo dalla squadra avversaria, se a questa più favorevole». Il Cagliari ha disatteso un decreto del Prefetto, ha chiesto ai suoi tifosi di ignorare ogni divieto, ordine, obbligo, ha costretto la Roma a tornare indietro, ha gettato nel caos il calcio italiano, ha danneggiato la Roma stessa, le televisioni, il governo del calcio e chi al Viminale lo tutela. «Ha alterato l’equilibrio», ammoniva ieri il Prefetto. E ora pagherà caro. Pagherà tutto.