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IL ROMANISTA Per Zeman è pronto il Pjanic B

Pjanic

(F. Cassini) – Domani la maglia numero otto della Bosnia, domenica la 15 della Roma: si apre una settimana intensa per Miralem Pjanic, protagonista atteso sia con la sua nazionale, che dopo la scorpacciata contro il modesto Lichtenstein cerca il bis affrontando in casa la Lettonia, e poi con la Roma, in cui è pronto a riprendersi una maglia da titolare e magari anche un gol che gli manca proprio dalla sfida con i rossoblù della scorsa stagione. «Sto bene» aveva rassicurato tutti dal ritiro della Bosnia alla vigilia della prima gara di qualificazione, aggiungendo che «non ho giocato contro l’Inter perché avvertivo ancora dolore». Non per scelta tecnica, dunque, Zeman gli ha preferito il greco Tachtsidis, ma soltanto perché le sue non perfette condizioni fisiche avrebbero rischiato di compromettere una partita che doveva essere perfetta. Domenica contro il Bologna, in uno stadio che si annuncia pieno, Pjanic tornerà al suo posto in mezzo il campo con un ulteriore carico di responsabilità, visto che nel giovanissimo centrocampo di Zeman il più esperto è proprio lui, cui i ventidue anni compiuti ad aprile sono bastati per girare mezza europa e imparare cinque lingue.

«Eh, mi sa che sono portato» rispondeva imbarazzato a chi a Riscone gli faceva i complimenti per i progressi impressionanti del suo italiano. Poliglotta anche in campo, Pjanic, capace di passare dall’orizzontalità di Luis Enrique alla verticalità di Zeman con la stessa disinvoltura con la quale si muove da una lingua all’altra, e se nell’esordio di campionato contro il Catania la Roma non ha girato come ci si aspettava, non si può dare la colpa alla sua giornata opaca. Intermedio a sinistra, il bosniaco aveva iniziato bene per poi spegnersi con il passare dei minuti insieme al resto della squadra, quanto basta per far sorgere il partito di quelli chi lo vuole non adatto al gioco di Zeman. Eppure il tecnico non ha mai fatto mistero della grande stima che nutre nei confronti del suo numero quindici: «Allenarlo è facile, ha un’intelligenza fuori dal comune», disse di lui durante il ritiro.

Un infortunio muscolare a metà della settimana che portava alla sfida con l’Inter lo ha costretto a dare forfait e a San Siro si è dovuto accontentare di guardare dalla panchina la lezione di calcio impartita ai nerazzurri. Alla chiamata della nazionale, però, non poteva dire di no: per il ct Susic è uno dei punti fermi e poi qualificarsi ai Mondiali per la Bosnia sarebbe un traguardo storico, normale che non si possa fare a meno di uno come lui.«Puntiamo a ottenere sei punti dopo le prime due partite – ha detto ieri -, quindi dobbiamo vincere con la Lettonia. Avversario facile? No, la gara dovrà essere disputata con il massimo impegno. Mi aspetto un grande sostegno del pubblico, spero di poter gioire con loro dopo l’incontro». Da mercoledì potrà cominciare a pensare alla partita che lo aspetta domenica. Senza Bradley e De Rossi, avrà accanto due compagni di reparto giovanissimi quali Florenzi e Tachtsidis (entrambi classe ’91) e toccherà a lui prendersi le maggiori responsabilità là in mezzo. E poi ci sarebbe un’altra cosa da riprendere, un gol che gli manca dal 29 gennaio, stesso stadio e stesso avversario di domenica prossima. Nove mesi sono abbastanza per pensare a un altro lieto evento.


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