(T. Carmellini) – Non era di certo questa la partita che la Roma di Zeman doveva vincere a tutti i costi, perché è evidente che al momento tra le due squadre c’è una differenza abissale. La Juventus è «la squadra», la Roma al momento non ci assomiglia nemmeno: cantiere aperto che paga carissime tutte le sue distrazioni. E i primi dieci minuti di buon gioco non fanno che aumentare i rimpianti dei giallorossi che tornano nella Capitale a testa bassa. Come sempre le colpe vanno divise equamente tra i vari reparti a partire da una retroguardia imbarazzante che va in bambola ad ogni affondo degli avversari. Sì le incertezze di Stekelenburg, gli svarioni di Taddei, la lentezza disarmante di Tachtsidis, la lontananza di De Rossi e l’emicrania di Balzaretti, tutto vero… ma in cima alla lista dei responsabili c’è inevitabilmenteZeman.
La squadra non ha ancora un suo gioco, troppa gente viene utilizzata fuori ruolo, ma soprattutto non c’è ancora quella mentalità che rende un accozzaglia di uomini una squadra vera. Forse era troppo ottimistica la previsione che dava la Roma già in via di guarigione dopo l’anno nero targata Luis Enrique. Il tempo concesso lo scorso anno al tecnico asturiano, va dato anche al boemo che dovrà pure capire che in serie A senza difesa non si va da nessuna parte e prendere serie contromisure. Dopo l’esecuzione pubblica di Piris avvenuta ieri sera la Roma deve tornare sul mercato: è chiaro. E se qualcuno all’interno della società pensa che il problema di questa Roma sia Zeman, allora si prendano le decisioni adeguate: ma subito. Altrimenti lo si lasci lavorare il tecnico a oltranza!