(Il Tempo) – Non bastano quarantacinque minuti giocati su un buon livello, due gol realizzati e almeno altri quattro divorati per portar via dall’Olimpico i primi tre punti della stagione contro un Bologna, modesto, che comunque ci ha creduto ed è rimasto in partita fino all’ultimo: ed è stato premiato. Davanti a quasi cinquantamila tifosi succede praticamente di tutto (c’è addirittura Gilardino che risuscita e realizza una doppietta), ma soprattutto va in scena il revival di un film già visto più volte: tanti anni fa, tredici per la precisione. Troppo facile liquidare l’argomento con il classico «queste sono le squadre di Zeman», perché la Roma, dopo il successo netto contro l’Inter a San Siro, pensava di aver già trovato la quadratura di un cerchio che invece ieri è tornato a «deformarsi».
Il problema è sicuramente fisico, perché nella ripresa il calo giallorosso è stato evidente, ma probabilmente c’è anche un aspetto mentale: a un certo punto, dopo aver dominato il Bologna per un tempo intero, la Roma si è sgretolata in un minuto incassando il primo gol da un ex giocatore grazie a uno svarione difensivo clamoroso (Piris), e il secondo con un azione praticamente fotocopia neanche un minuto dopo. Troppo anche per una squadra di Zeman. Se non fosse per la clamorosa sconfitta che ha cambiato radicalmente il pomeriggio dei giallorossi, iniziato con un bel sole, due gol ed emozioni e finito poi in lacrime, sarebbe il caso di analizzare due tronconi della partita: primo tempo assolutamente sufficiente, bene le scelte di Zeman che ha ridato fiducia a Lamela (gran gol il suo) e Florenzi e ritrovatoBalzaretti in difesa. Così come la condizione di capitan Totti, sul destro del quale nasce il rimpallo che manda in rete Florenzi (secondo gol in due partite) e i movimenti di Destroutilizzato finalmente in mezzo.
Piace anche Piris che «spinge» in avanti e fa pure un paio di buone chiusure. Insomma dopo i due fischi di Guida ci si aspettava un secondo tempo di «mantenimento» e invece nella ripresa è stata un’altra gara. Pochi minuti del secondo tempo e Agliardi fa una gran parata sul primo affondo romanista: è l’episodio che farà girare il pomeriggio giallorosso, complici anche due cambi «strani» del boemo che mette dentro Nico Lopez per un buon Lamela eMarquinho per Pjanic. La Roma lascia spazio e il Bologna prende confidenza, sale e alla fine colpisce la distratta retroguardia giallorossa letteralmente in bambola. Succede tutto in un minuto: due gol e palla al centro. Il finale, data l’aria, non può essere diverso e visto che il Bologna non è in grado di vincerla questa partita, ci pensa la Roma a mettergliela su un piatto d’argento. Scontro modello Gialappa’s Stekelenburg-Burdisso, con il portiere incolpevole, e Gilardino (sì, ancora lui) che deposita comodamente in rete facendo bollire il sangue ai romanisti rispediti a casa imbufaliti.
Alla fine l’Olimpico che doveva essere il dodicesimo uomo della Roma (quasi cinquantamila tifosi per ognuna delle due gare), sta diventando una sorta di incubo: i giallorossi non vincono in casa da cinque mesi e un punto in due partite (per altro con Catania e Bologna) non sono una risposta adeguata per una squadra tornata a sognare in grande. Una settimana difficile aspetta Zeman e la Roma, all’orizzonte c’è la trasferta di Cagliari che, vista l’aria, non sarà affatto una passeggiata.