(O.Birkner) Zdenek Zeman è un allenatore sui generis, capace di guardare oltre un 1-0. “Il risultato di una partita talvolta è casuale ma la prestazione no”. E’ uno con la mentalita offensiva, difende lo sport e segue la sua strada. Zdenek Zeman, 65 anni, allenatore della AS Roma, segue le sue idee.
Come si vive a “Zemanlandia” il paradiso del gioco d’attacco?
Tutto dipende dalla filosofia che uno abbraccia. Le mie squadre si trovano abbastanza bene. Ogni giocatore ama molto più costruire che distruggere.
Esiste un sistema equivalente al 4-3-3?
Secondo la mia opinione non esiste uno schema più idoneo per coprire tutto il campo. Questo è il motivo per cui cerco sempre giocatori utili a questo schema di gioco, piuttosto che il contrario
Da Praga a Palermo, sicuramente è stato uno shock culturale.
Infatti, non si tratta maggiormente di una lontananza geografica, ma soprattutto di un modo di vita completamente diverso. Gli italiani vivono il momento – se oggi piove, allora possiamo farlo domani, poiché sicuramente uscirà di nuovo il sole. Noi Cechi siamo più organizzati e da un giorno all’altro non cambiamo idea così. Dopo 40 anni vissuti in Italia mi sento un italiano, anche se continuo a pensare come un Ceco.
Si sente soddisfatto quando la sua squadra viene applaudita nonostante una sconfitta?
Assolutamente, questa per me è un importante riconoscimento per la prestazione della squadra. Il risultato di una partita potrebbe essere anche casuale, la prestazione no. Per me il risultato non è necessariamente l’indicatore di un buon lavoro svolto
Insolita visione, oppure strana concezione.
La maggior parte dei miei colleghi fanno dipendere quasi tutto dal risultato, poiché un punto in più potrebbe evitare l’esonero. La concentrazione su ciò che è essenziale ne risente moltissimo. Un tempo l’allenatore aveva maggior prestigio all’interno delle società.
Secondo Lei cos’è cambiato?
Il calcio è considerato principalmente business e politica e meno come sport. Il business funziona con regole differenti. Il calcio si basa oggigiorno su di una mentalità , “usa e getta” che grava pesantemente su allenatori e giocatori.
L’allenatore della nazionale Italiana Prandelli, La ha definita “Maestro” e si domandava perché non ha mai allenato un club importante.
Questo non è dipeso dalla mia volontà, ma dalla volontà altrui.
Crede che sarebbe dovuto rimanere in silenzio anziché criticare il sistema del calcio?
No. Sarebbe stata un’ipocrisia per me nei confronti dei tifosi.
La reputazione del calcio è ormai rovinata.
è normale che le persone si sono allontanate, sono successe delle brutte cose. Il problema è che gli episodi accadutiall’interno dei club e delle istituzioni hanno portato portato ad una escalation di violenza.? Non capisco.
La serie A è ancora competitiva come anni fa?
Ad oggi nella Serie A mancano delle squadre d’élite, anche se secondo me è diventata abbastanza equilibrata. Ma dal punto di vista economico però la Serie A italiana non può concorrere con Germania, Inghilterra e Spagna.
Visto che parla della Germania, le piace la Bundesliga?
è diventata molto interessante. La Germania ha superato in modo splendido la crisi con la gli stadi dei mondiali e con la fiducia nelle nuove leve. Pochi giocatori tedeschi vanno all’estero perché la Bundesliga ha maggior valore.
Esiste il gioco perfetto?
No, ci saranno sempre degli errori. Diversamente una squadra dovrebbe segnare 200 reti per aver attaccato 200 volte.
Quali giocatori vorrebbe avere nella Sua squadra?
penso spesso a Messi, anche se non sono sicuro sia allenabile.
Come mai?
Perché è troppo bravo.