(F. Ferrazza) – Una batosta che rischia di lasciare il segno. La sconfitta rimediata sul finale della gara con il Bologna si lascia alle spalle uno strascico di critiche e fantasmi che proprio non ne vogliono sapere di abbandonare il cammino della Roma. Piris è diventato il capro espiatorio, con i suoi errori e la sua difficoltà a inserirsi velocemente in un calcio che non sembra fatto per lui. Pjanic fatica a trovare la sua dimensione e Destro non è riuscito a non far rimpiangere l’assenza dello squalificato Osvaldo. In tutto questo è Zeman il grande scudo a protezione di un gruppo che, al di là delle pecche dei singoli, ancora non trova continuità, all’interno della stessa partita e nel corso della stagione, difetto storico, che i giallorossi proprio non riescono a scrollarsi di dosso.
E poi c’è quella che sembra essere diventata una vera e propria sindrome da Olimpico. Totti e compagni non riescono infatti a conquistare una vittoria casalinga da ben cinque mesi. Dopo il 2-2 contro il Catania, Zeman ha parlato di troppa emozione da parte dei giovani davanti allo stadio pieno, evidenziando un problema di impatto emotivo. Il finale della scorsa stagione era caratterizzato dalla paura di sbagliare, al termine di un’annata disastrosa. Domenica scorsa, contro il Bologna, quei pochi minuti di black out totale, quanto basta per far riemergere la sensazione che molto sia un blocco mentale. La squadra è giovane, il pubblico esigente, una miscela che porta a sbagliare , soprattutto in assenza di giocatori di personalità, vedi De Rossi e Osvaldo. Totti è stato uno dei migliori, unico veterano insieme a Burdisso e, se vogliamo, Balzaretti, per il resto un piccolo esercito di ragazzi border-line, che il salto lo devono fare dalla parte giusta. Oggi Zeman si confronterà con il gruppo, anche su questo, alla ripresa degli allenamenti, a Trigoria, per una settimana che si preannuncia difficile da gestire.