(C. Bonini) – Parafrasando Flaiano, il tentativo di diffamazione all’amatriciana che, nel marzo scorso, ebbe come vittime il dg della Roma Franco Baldini e il consigliere Mauro Baldissonifu cosa assai grave ma tutt’altro che seria. Una di quelle “sole” (truffa, per chi preferisce l’italiano) che nelle intenzioni della combriccola che l’aveva architettata doveva accreditarel’appartenenza massonica dei due dirigenti, grazie a uno scartafaccio di trascrizioni di sms che si volevano intercettati dalla polizia e al contrario «grossolanamente falsi» come la mano improbabile di chi li aveva redatti.
E che ora il pm Paola Filippi chiede vada consegnata all’archiviazione della giustizia penale, che non contempla possano andare a giudizio fatti la cui cialtroneria «non configura fattispecie penalmente rilevanti», piuttosto quella condizione rara del “reato impossibile”. Propria di chi, per dabbenaggine, un reato non solo non lo commette, ma non riesce neppure a “tentarlo”, tale l’inverosimiglianza della «monnezza» (parole del pm) che ha provato senza successo a rifilare (al quotidiano “il Fatto” e alle “Iene). Ce n’è per far chiacchierare le radio libere del tifo. Non fosse altro perché della “banda degli onesti” che quella “sola” ha architettato, il capobastone è Mario Corsi, “Marione”, l’ex Nar fattosi lucroso mazziere dell’etere.
Due mesi fa, Alemanno lo ha gratificato del “microfono d’oro”. La Procura, ora, del cialtrone, insieme ai compari Giuseppe Lo Monaco, il giornalista Roberto Renga e suo figlio Francesco. Chi lo ascolta in radio riferisce che la cosa lo rallegri.