(F. Balzani) – «Ho invitato la gente ad andare allo stadio per evitare che ci fossero solo gli ultrà e nella convinzione che gli abbonati poi potessero entrare. Così di fatto ho evitato il caos». Massimo Cellino da Miami si difende dopo il papocchio che, oggi, darà alla Roma il 3-0 a tavolino. Entro mezzogiorno sarà questa la sentenza del giudice sportivo che non dovrà nemmeno aspettare il reclamo del club giallorosso: basterà il rapporto del Prefetto. I fatti: Cellino, patron del Cagliari, contravvenendo alla decisione della Prefettura di Cagliari di far giocare la gara a porte chiuse per l’inagibilità dell’Is Arenas, alle 18,54 di sabato aveva diramato un comunicato in cui invitava i tifosi in possesso di biglietto a recarsi comunque allo stadio visto che, secondo Cellino, «tutto era in regola». La Prefettura a quel punto bloccava l’evento «per prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni irrazionali e inconsulte generate dall’invito del presidente della Cagliari». La Roma ha appreso la notizia solo a tarda notte, quindi solo all’alba di ieri la squadra è tornata a casa. «Queste cose possono succedere solo in Italia», il commento di Zeman. Più duro Baldini: «Dall’eruzione dell’Etna – ha ricordato il dg – a partite rimandate per neve e pioggia, pensavo sinceramente di averle viste tutte. Quello che è avvenuto è responsabilità diretta del maggior dirigente di una società e il regolamento parla chiaro: siamo parte lesa, lo 0-3 a tavolino è la conseguenza naturale. Il nostro reclamo è una scelta obbligata». C’è comunque chi non la vede così, come il presidente della Lazio Lotito:«Le partite si vincono sul campo. Cellino si trova in una situazione di difficoltà e non bisogna speculare». In serara è arrivata la replica della Roma, con l’ad Fenucci: «Lotito non si dovrebbe impicciare di cose che non lo riguardano». La Procura federale ha aperto un’inchiesta mentre Abete, presidente Figc, ha dichiarato: «Cellino ha procurato un danno d’immagine a tutto il nostro calcio. Chiedo una sanzione durissima che vada oltre la giustizia sportiva». Ma il patron del Cagliari ne ha anche per Abete: «Non sono io la vergogna del calcio».