Cioè, mi spiegate come ha fatto il gatto a entrare in tribuna al “Franchi” di Firenze? Ah era basso il seggiolino di Conte, non avevo capito… Invece chi è quello che si muove a scatti come un tarantolato e che è spiccicato ad Andrea Della Valle? Ah è Andrea Della Valle, che deve aver frequentato il corso intensivo “A.Galliani” di escandescenze dirigenziali. Comunque, è filato tutto liscio ieri tra le tifoseria viola e juventina, anzi è andato in scena una sorta di inatteso “gemellaggio”: ognuna delle due fazioni rammentava all’altra di chi fosse figlia e, a sorpresa, la genitrice invocata nei cori era sempre la stessa. Guarda a volte le parentele, come son strane: ad esempio Delio Rossi era stato un padre lo scorso anno per Ljajic e la Curva Fiesole ieri avrebbe volentieri adottato il talentino serbo, dopo il goal mancato, per ripetere lo stesso iter educativo dell’ex allenatore: una carezza in un pugno, come Celentano. E ventiquattromila calci, se in quel Fiorentina-Novara del due maggio scorso non l’avessero trattenuto. Sempre a proposito di ieri sera: è la prima volta che non si è capito chi tra Marchionne e Della Valle abbia tentato di fare le scarpe all’altro. Alla fine il più umile resta sempre Giaccherini, uno che non dimentica mai di essere venuto dal basso. Si monta la testa appena appena quando gli passa accanto Giovinco ma è questione di un attimo. Facendo un passo indietro e dando per scontato che tutti ormai abbiate appreso la notizia del mio cambio di religione, essendo io approdato ai testimoni di Genoa, mi ha scritto la piccola Olympia, tifosa biancoceleste, dicendomi che il suo idolo Marco Borriello le ha dato una grande delusione avendo aderito all’apertura della caccia. Mah, non l’ho capita neppure io; di certo al momento del goal del Genoa l’unico a restare impassibile è stato Preziosi: pareva di cartone. Parliamo un attimo di arte, adesso e facciamo i complimenti a Massimo Cellino, che sulla parete del suo salone di Miami (in sardo Is Maiemas) ha esposto un dipinto tra i meno noti di Pelizza da Volpedo: “Il quarto stadio”, soltanto che sullo sfondo non si vedono i lavoratori in marcia e neppure i tifosi, tant’è che più che col mercante d’arte Cellino si è lamentato col Prefetto. Il salone, peraltro, non aveva l’agibilità, dunque la prossima volta che Cellino oserà invitare qualcuno senza aver avuto il permesso, i Quattro Mori verranno retrocessi a tre, a tavolino. Il Milan, intanto, ha tenuto a precisare che Inzaghi e Allegri si vogliono bene come fratelli. Mi dispiace un po’ per Allegri che sembra il più tagliato per la parte di Abele. Neppure la Milano nerazzura vive sogni tranquilli, bisogna dire, solo che da quelle parti la società ha imposto ai giocatori di seguire Stramaccioni: il problema è sorto quando il tecnico romano si è incamminato e Cambiasso e qualche altro compagno si sono resi conto di non riuscire a stargli dietro. Che altro aggiungere? Ah già, che Ciro Ferrara è tornato a parlare di Zeman, che per lui è un ritornello più orecchiabile di quello del Danone: angoscia, ossessione, spettro. Ma che gli avrà fatto mai, a lui, Vialli e qualche altro? Vabbè che il boemo era quasi sparito, in questi ultimi anni, ma mica s’era messo a lavorare in Tribunale, dunque non hanno neppure avuto occasione di incontrarlo. Stasera comunque c’è Roma-Sampdoria, partita importantissima e probabilmente anche spettacolare, nelle premesse. Da sconsigliare a qualche dirigente troppo Sensibile, ecco.
Paolo Marcacci