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REPUBBLICA.IT A Cellino e al Cagliari si doveva dare l’alt, ora servono misure durissime. E buttiamo via quella legge sugli stadi

is arenas

(F. Bocca) – La vicenda dello stadio di Cagliari – riassunto brevissimo: decisione del Cagliari in contenzioso col Comune di abbandonare l’inverecondo, decadente ma storico Sant’Elia, trasferimento provvisorio lo scorso anno dietro l’angolo a Trieste (!!!), altro trasferimento in questa stagione allo stadio Is Arenas sfrattando il Sant’Elena Quartu, prima partita con l’Atalanta a porte chiuse causa inagibilità e problemi di sicurezza, seconda partita con la Roma pure a porte chiuse per gli stessi problemi ma avendo il presidente Cellino follemente invocato i tifosi di presentarsi ugualmente allo stadio il prefetto ha giustamente deciso in extremis e nella notte per il rinvio – ha tutto sommato un suo risvolto positivo. E’ un punto di non ritorno, il colmo del ridicolo del calcio italiano, una pessima figura internazionale (posto che ormai freghi qualcosa a qualcuno). Si spera che da qui si faccia piazza pulita e si riparta. Si spera che porti finalmente non a una seria e responsabile discussione sulle condizioni e lo stato decadente degli stadi italiani (sono anni che ne parliamo e non avendo concluso nulla, dubito) quanto finalmente a  soluzioni concrete e operative, che cambino finalmente questo panorama sconcertante. Soluzioni che dovrebbero essere draconiane e implacabili. Penso che se si scrivesse una norma che dicesse “chi vuol partecipare al campionato di serie A deve avere uno stadio decente e rispondente alle seguenti inderogabili (e non “inderogabili” all’italiana…) condizioni. Altrimenti aria, scendi, vai in serie B, C, D, dilettanti e così via” gli stadi spunterebbero come funghi. Soprattutto bisognerebbe cancellare, distruggere e dimenticare la famigerata legge sugli stadi, la vera tomba di tutte le ambizioni del calcio italiano. Pur essendo nata con le migliori intenzioni, non ha fatto altro che peggiorare la situazione, l’intero calcio si è fermato ad aspettare, sperando di colare cemento per campi e tribune. Ma anche per palazzine e supermercati. La legge non lo prevede, ma il calcio è rimasto con la bava alla bocca ad aspettare, senza più muovere un’unghia né tirar fuori un euro. Forzando continuamente la mano alle autorità pubbliche. Juventus a parte, oggettivamente, che il suo invece lo ha fatto fino in fondo. Ovviamente questa soluzione non potrà trovarla la Lega di Serie A, che essendo formata dalla congrega degli stessi presidenti dei club non si darà mai martellate sulle parti basse come meriterebbe, né la Federcalcio che dell’ente inutile precedente è buon cavalier servente. (E per chi non lo sapesse il presidente del Cagliari Cellino rappresenta la Lega di serie A nel consiglio della Figc!) Potrebbe trovarla però un commissario, o il ministero di riferimento, o comunque qualcuno che ancora abbia a cuore il calcio. Posto che ancora ne esista qualcuno. PS – Una soluzione seria del problema prevederebbe anche una punizione durissima del presidente Cellino per il suo comportamento irresponsabile. E non un rinvio puro e semplice della partita, ma la sconfitta a tavolino per tutte quelle partite in cui ci si è presentati con uno stadio non in condizioni idonee (Atalanta, Roma e così via), e provvedimenti opportuni per non creare disparità di trattamento. In pratica al Cagliari e a Cellino doveva essere imposto l’alt ben prima che cominciasse il campionato.

Fonte: Repubblica.it

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