(D. Costa) I giallorossi dominano il primo tempo chiuso sul 2-0 grazie ai gol di Florenzi e Lamela, ma nella ripresa escono di scena lasciando spazio alla rimonta emiliana. L’ex Genoa accorcia e dopo il pari di Diamanti trova la rete del clamoroso.
“Ci siamo guardati negli occhi nello spogliatoio”. Così Alberto Gilardino – acquisto contestato da una nutrita fetta di critica e pubblico sotto le due torri – spiega il miracolo di un Bologna che vince in rimonta su una Roma partita a cento all’ora. E vince con la doppietta del campione del mondo ritrovato. Da 15 anni il Bologna mancava l’appuntamento con un successo in casa giallorosa. I motivi di questa incredibile impresa – come sempre – affondano le radici nei meriti di chi non ha mollato e nelle colpe di chi l’ha considerata stravinta, troppo presto. In effetti nessuno avrebbe scommesso un centesimo di euro su questo verdetto, soprattutto dopo lo sbalorditivo avvio di gara dei padroni di casa. Da una parte la Roma giocava a memoria e si trovava a meraviglia, correndo come un Frecciarossa sui binari dell’alta velocità. Dall’altra, uno di quei vecchi accelerati: triste, arrugginito, quasi arreso all’idea di viaggiare con un sensibile ritardo sui tempi giusti.
Venti minuti per fuggire, insomma, in casa Zeman. Centrocampo aggressivo, squadra corta, inserimenti dei centrocampisti puntuali, passaggi “poetici”, chi più ne ha più ne metta. Il solo Destro a faticare a trovare i tempi. La storia del match dirà che, sui due gol di vantaggio in soli 16 minuti, il primo del solito Florenzi, il secondo di Lamela (con precisione balistica) c’è tanto merito romanista più che l’impaccio ospite.
La classe non è acqua, pareva dire ogni tocco di un Totti versione Dorian Gray. Un suo gran tiro respinto dall’incrocio dei pali spinge Florenzi a firmare l’1 a 0. Il Bologna non è cosa, Perez non fa il leader, non convince neanche quando si divincola a terra mentre Lamela infila l’angolino basso per il 2 a 0. Il match sembra segnato: il Bologna in mezzo arranca in chiara sudditanza psicologica. Il gap è di personalità. La Roma però non affonda il colpo del ko, questo è l’errore. In una fase che la vede assoluta protagonista, si piace e si basta. Fa male.
C’è caldo, il Bologna corre col suo passo, la Roma deve rallentare. Se non continui con il pressing, dice il “codice Zeman”, alla lunga ti scopri. E così, per dirla alla Gilardino, il Bologna “si guarda in faccia” invitato a farlo da Pioli. Fuori Perez, (ancora non ha capito come deve muoversi un leader) e fuori Guarente, troppo remissivo. Dentro Pulzetti, uno che lotta. E Pazienza che prende per mano il centrocampo. Pazienza, nomen homen…
Il Bologna ancora non esiste là davanti: la Roma invece sfiora ancora il gol con Totti, colpo di testa superlativo, e risposta di Agliardi che devia sul palo, distendendosi sulla sua destra. Poi Tachtsidis non indovina di poco l’incrocio… Giocate individuali, la Roma ha smesso da mo’ di fare la squadra. Il Bologna no.
Ultima parte di gara. La formichina di Pioli, fa le cose giuste. Kone, altro ostinato e costante, crossa per la testa di Gilardino: è 2 a 1. Evidentemente la difesa pensa ancora all’errore quando -neanche un minuto dopo – nessuno (Piris) chiude su Diamanti che, in diagonale, fa 2 a 2.
Non è finita: con la Roma allungata, furiosa, ferita, un contropiede ancora e il Bologna non fa che sfruttare l’ennesima chiusura confusa per rendere felice, incredibilmente, il suo pomeriggio. Autoscontro Stekelenburg-Burdisso, spunta il violino di Gila: sorpasso.
Finale con Roma all’arrembaggio e ancora Totti a esaltare un super Agliardi. Le parate dell’ex estremo patavino (che molti felsinei volevano epurare dopo l’uscita infelice su Pazzini) e i gol di “Gila”, doppietta e un assist da parte di chi si dava che per finito… Bologna batte la Roma e lo scetticismo della piazza.