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SERIE A E adesso regole chiare e riforma dei campionati

Cellino

(F.Bianchi) – Massimo Cellino è a Miami: molto difficilmente si presenterà a Roma, giovedì 27 settembre, per il consiglio federale. Cellino, si sa, è uno dei tre membri della Lega di serie A nel governo del calcio. Gli altri due sono il presidente Maurizio Beretta e Claudio Lotito. Conoscendo da tanti anni Cellino, mi stupisce quello che ha fatto sabato: un atto senza precedenti, con il rischio di gravi sanzioni sportive (domani decide il giudice Tosel: quasi certo lo 0-3 a tavolino) e anche con risvolti penali (istigazione a commettere un delitto) perché il prefetto ha mandato le carte alla Procura della Repubblica. Ora indaga anche Stefano Palazzi-Sherlock Holmes: speriamo solo faccia in fretta, non c’è da scoprire molto. Cellino va incontro ad una lunga inibizione. Giovedì, come detto, il consiglio federale deve discutere (anche) di riforma dei campionati: la Lega di A all’argomento è poco interessata, sino al 2015 ha venduto il format a 20 squadre alle tv, ricavandone circa un miliardo a stagione (ma è l’ultima cuccagna…). Sono i club medio-piccoli che non vogliono scendere a 18, i club come il Cagliari. La Lega Calcio ha cercato di venire incontro al Cagliari, sperando che Is Arenas, magari a rate, potesse essere aperto: ma adesso il club sardo dovrà giocare le partire “casalinghe” a Trieste, a cominciare da quella col Pescara del 30 settembre. Come è possibile che il Cagliari giochi a Trieste? Le norme lo consentono (purtroppo), in Sardegna non esistono stadi adatti alla serie A e Is Arenas chissà mai quando, e se, sarà pronto. Prefetto e questore non rischieranno di sicuro. Queste cose possono succedere solo in Italia: figuriamoci nell’Nba, o nella Premier League. La Lega è stata bravissima nel vendere i diritti tv, anche all’estero: ma ora deve fare sentire la sua voce. In futuro bisognerà partire con regole più chiare, più severe: per evitrare questi scandali. Quando Aurelio De Laurentiis non ha presentato il Napoli alla premiazione della Supercoppa (Pechino, 11 agosto), il n1. della Confindustria del calcio (Squinzi ci perdoni…), Maurizio Beretta, ha detto: “Peccato, era stata una bella partita”. Peccato? Come peccato? E’ stato un atto gravissimo: ma siamo tranquilli perché Palazzi ha quasi chiuso la sua inchiesta-lampo e anche De Laurentiis rischia una squalifica. Ora, il caso-Cagliari. Come detto giovedì si discuterà di riforma dei campionati: la serie B vuole scendere (da 22) a 20, già deliberato da Andrea Abodi, uno dei pochi, in questo calcio, che ha coraggio e sa guardare avanti. La Lega Pro “deve” scendere a una categoria unica, con tre gironi da 20 squadre perché non può più andare avanti con fallimenti e penalizzazioni. Ma non sarà facile mettere insieme il Pisa, il Treviso e la Salernitana con il Gavorrano e il Borgo a Buggiano. Chi non ha gli stadi, non può giocare nel calcio professionistico. Il Sassuolo, primo in B, gioca sul neutro di Modena, la Pro Vercelli a Piacenza. Basta con le deroghe. Chissà se giovedì i consiglieri troveranno un accordo o i veti incrociati rimanderanno tutto, per l’ennesima volta: la riforma dei campionati, con questa crisi e questi stadi, è troppo importante. Non si può più perdere tempo. Ne va della credibilità del nostro calcio. Giancarlo Abete aspetta le elezioni delle Leghe (soprattutto quella di A) e il lavoro del commissario ad acta Giulio Napolitano sullo statuto prima di sciogliere la riserva e ricandidarsi alla Figc (si vota il 17 dicembre). Il nodo vero è a Milano: molti presidenti vorrebbero alla guida Andrea Abodi, già contattato: ma ha un (grave) difetto. E’ uno che decide.

Fonte: Repubblica.it

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