Ieri ha incassato le reazioni dei tifosi, dei vertici della Lega calcio e le reazioni della Roma. Oggi Cellino non ci sta e spara a zero su tutti. Contro Abete e contro il dg della Roma Baldini. Ma risparmia i romanisti: “Con loro resteremo sempre amici, ma il signor Baldini approfitta delle disgrazie altrui”.
Il calcio è di nuovo nella bufera e Cellino finisce sotto accusa. Contro di lui i vertici della Lega. Abete censura il comportamento del patron rossoblù che è anche rappresentante della Lega. Ma il numero uno di viale La Playa non ci sta. Respinge le accuse e attacca: “Io il male del calcio italiano? Non sono mai stato sfiorato dagli scandali”. Di più. Cellino accusa il presidente della Lega di voler anticipare il giudizio della Procura Federale. Lo fa in un comunicato che nella tarda serata di ieri è comparso sul sito ufficiale del club. A rischio il risultato di una partita che il prefetto – precisa il presidente del Cagliari – ha inteso soltanto rinviare.
LA DIFESA DI CELLINO – “In 21 anni con il Cagliari non sono mai stato deferito per vicende legate ai passaporti, al doping, agli arbitri, a falsi in bilancio o evasioni fiscali. Sono io o qualcun altro la vergogna del calcio?”. Massimo Cellino sceglie la via dell’attacco a testa bassa per difendersi. E’ a Miami per problemi di salute (“ma sia cortese, non lo scriva: tanto compassione non ne proverà nessuno…”) e gli arriva via etere il coro di riprovazione per il suo invito ai tifosi ad andare fuori dello stadio di Is Arenas che ha fatto scattare il rinvio di Cagliari-Roma. E si sente “nella melma, non so se solo per le medicine che sto prendendo”. “Perché – spiega – qui si è ribaltato tutto. Io con il mio invito ho fatto in modo che davanti allo stadio non ci fossero solo gli ultras, ha idea di cosa sarebbe potuto accadere? E invece finisco messo in croce. Contavo che poi gli abbonati, al 70 per cento donne e bambini, li facessero entrare, nei giorni scorsi avevo avuto anche qualche assicurazione verbale. Ora mi ritrovo tutti contro. E non è giusto, perché ho solo difeso i sardi”. Giura amore eterno alla Sardegna e al Cagliari (“chi dice che lo vendo? Non lo farò mai, quello sì che sarebbe un atto di arroganza: la squadra non è mia ma dei tifosi”). E puntualizza con veemenza: “In Sardegna viviamo una specie di stato di polizia, nulla è agibile: la caserma dei vigili del fuoco, lo stadio, gli alberghi. Quanto a me, ho sempre cercato di onorare il calcio e le mie cariche, quando il nostro mondo si stava sfasciando sono stato tra i pochi a tenerlo insieme e devo sentire Abete che via Ansa mi dice quelle cose. Ma scherziamo?”. Sì, però le regole dicono altro: come si fa a invitare i tifosi alla disobbedienza civile e poi sperare di farla franca? “Ma io – conclude – non spero di farla franca, se ho sbagliato pagherò. Rispetto le istituzioni, mi diano anche una penalizzazione oltre il 3-0 a tavolino, ma non m’importa: meglio andare in prigione da innocente che da colpevole”.
IL COMUNICATO DEL CLUB – “La Cagliari Calcio prende atto della decisione del Prefetto di Cagliari di differire ad altra data la gara odierna con la A.S. Roma, pur non condividendone le motivazioni che vorrebbero ascrivere alla Cagliari Calcio la responsabilità del rinvio – si legge in una prima nota pubblicata sul sito ufficiale del club a firma dello stesso presidente Cellino – Dopo la nota dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive presso il Ministero dell’Interno, indirizzata alla Prefettura e alla Questura di Cagliari e per conoscenza alla Lega Nazionale Professionisti di Serie A, che contemplava espressamente l’accesso ai ‘tifosi fidelizzatI’ della squadra di casa a determinate condizioni, che sono state tutte rispettate e operative presso lo stadio Is Arenas, la Cagliari Calcio è rimasta in attesa del provvedimento prefettizio che adeguasse le prescrizioni di accesso allo stadio secondo quelle indicazioni. Nel frattempo, aveva notizie anche tramite internet di gruppi di tifosi che si sarebbero costituiti e portati comunque presso lo stadio Is Arenas in occasione della partita sprovvisti di titolo di ingresso. Tra l’altro, lo scorso anno, alla partita con la Roma, erano presenti sugli spalti oltre 18.000 persone. Denunciando il proprio sconforto, tenuto conto della nota dell’Osservatorio, la Cagliari Calcio si è preoccupata di contribuire ad evitare che i tifosi non fidelizzati andassero allo stadio a manifestare scompostamente. In tal senso, ha scritto in positivo, raccomandando la presenza unicamente ai tifosi fidelizzati, che ovviamente avrebbero potuto accedere allo stadio solo nel rispetto dell’ordine delle Autorità e in modo civile e, secondo i dati di vendita, i tifosi fidelizzati risultavano per la maggior parte donne e bambini”.
ABETE – Le reazioni della società rossoblù seguono le notizie che hanno affollato la convulsa giornata sportiva di ieri: la Figc ha aperto un’inchiesta, sottolineando “lo sconcerto per un caso inaccettabile, a maggior ragione visto che Cellino rappresenta la Lega in consiglio”. Il presidente federale, Giancarlo Abete infatti non ha esitato a tacciare la provocazione di Cellino dannosa per tutto il calcio italiano: “Atti da sanzionare, anche oltre i limiti della giustizia sportiva, ma la Lega deve trarne una morale e cogliere lo spunto per migliorare la qualità dei comportamenti dei suoi dirigenti”. Sulla stessa linea d’onda il capo dei club di A, Maurizio Beretta: la palla adesso passa al giudice sportivo, chiamato già oggi a decidere i provvedimenti. Il Cagliari rischia il 3-0 a tavolino, così come prevede l’articolo 17, comma 1, del codice di giustizia sportiva.
LA SOCIETA’ ROMANA – A chiedere il 0-3 a tavolino è la Roma, che del pasticcio sardo è stata avvertita solo all’alba. Squadra, staff e dirigenti, sono stati costretti a riprendere la via della Capitale senza disputare regolarmente il quarto turno di campionato: cosa che ha mandato su tutte le furie il club, che sgomento, si è mosso subito annunciando ricorso se le autorità sportive non decreteranno il risultato a tavolino. “Siamo la parte lesa, lo 0-3 è la logica conseguenza. Non si possono piegare le regole alle esigenze soggettive” ha detto il direttore generale romanista Franco Baldini. In ogni caso, un altro brutto episodio che rischia anche di avere strascichi penali (la questura di Cagliari ha infatti segnalato la vicenda alla magistratura).
IL PREFETTO – Nei giorni scorsi, la prefettura era stata chiara. Dopo riunioni no stop si era deciso per il match senza tifosi, visto che lo stadio ancora in costruzione non ha ancora il via libero definitivo per il pubblico sugli spalti. Poi il provvedimento estremo arrivato dopo una serata convulsa quanto rocambolesca. “La decisione si è resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica – le motivazioni dello stop voluto dal Prefetto Giovanni Balsamo – conseguente alle reazioni emotive irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal Presidente della Cagliari Calcio”. Un gesto giudicato da più parti “irresponsabile” quello di Cellino, che a Miami aveva provato il colpo di mano chiedendo ai tifosi di recarsi comunque allo stadio. Invito peraltro seguito da pochissimi. In attesa della decisione del giudice, e mentre fioccano le prese di posizione negative nei confronti del presidente del Cagliari, dal Codacons al sindacato di Polizia il giudizio è unanime. Le forze dell’ordine giudicano “irresponsabile” l’invito di Cellino ai tifosi, mentre l’associazione in difesa dei consumatori ha già pronta la denuncia contro il massimo dirigente del club sardo alla Procura di Cagliari: “Va indagato per istigazione a commettere reato” fa sapere il Codacons. La ‘bravata’ di Cellino, che seppure separato dall’Oceano non si salva dal linciaggio almeno mediatico, diventa un altro caso e l’ennesima brutta figura del pallone made in Italy. Una brutta pagina che avrà conseguenze: il Cagliari ora teme la sconfitta a tavolino, Cellino rischia provvedimenti ad personam. Il calcio, stufo di bufere, è pronto a metterlo alla porta.