La Roma torna a vincere sul campo, fatto che non si verificava da Inter-Roma, ma, soprattutto torna a vincere davanti al proprio pubblico dopo 6 mesi: i 3 punti in casa mancavano dallo scorso Roma-Udinese. Zeman lo conosciamo fin troppo bene, sappiamo quanto tenga alla prestazione, ma ieri la sua squadra è stata pragmatica, togliendo sicuramente qualcosa allo spettacolo; ma, come ha detto lo stesso boemo ai microfoni nel dopo-gara, a volte bastano i 3 punti, soprattutto nel momento che stavano attraversando ragazzi e ambiente dopo l’umiliazione di Torino. Meglio affrontare la sosta con una vittoria, con la zona Champions ad un passo, nonostante non si sia praticato bel gioco, insomma. La contestazione tanto temuta non era mai arrivata in settimana, ma ieri i fischi dell’Olimpico non hanno toccato solo Totti (e non dobbiamo nemmeno chiederci il perché), situazione che non ha aiutato di fatto i calciatori ad esprimersi al meglio fin dal primo minuto, anzi li ha resi ancor più timorosi: con l’ennesimo risultato negativo avrebbero totalmente perso la fiducia di quei tifosi che stanno sopportando molte brutte figure dalla scorsa stagione.
Stavolta il mister sceglie il pugno duro, avallato dalla società, nei confronti di chi, come De Rossi, aveva sollevato dei dubbi nei confronti del suo modo di essere, e nei confronti di chi, come Burdisso, ancora non ha capito come vuole interpretare lui le partite. La vittoria vale doppio, perché da fiducia a quei ragazzi che sono stati preferiti ai senatori.
Un segnale per capitan Futuro, che dovrà accettare le regole e la nuova posizione, proprio come spesso fa in Nazionale, senza sollevare più polemiche che fanno solo del male alla Roma.
LA TATTICA. Tante le novità di inizio gara: Tachtsidis viene confermato come regista, mentre Bradley prende il posto di De Rossi; il giovane Marquinhos viene preferito a Burdisso, e Piris torna dal primo minuto prendendo il posto di Taddei. Destro gioca al centro dell’attacco, ruolo solitamente occupato da Osvaldo, Lamela viene confermato nonostante le molte critiche ricevute. Critiche ingenerose nei confronti del talento argentino, che allo Juventus Stadium aveva sbagliato molto sotto porta, ma ha nella disastrosa fase difensiva dei giallorossi è stato uno dei pochi a salvarsi. Così il 4-3-3 risulta essere un po’ meno zemaniano per rigore, Totti è a tutti gli effetti un trequartista, il numero 8 anche ha la libertà di svariare su tutto il fronte offensivo, mentre Destro è il punto di riferimento centrale, colui che deve fare a spallate con i centrali bergamaschi.
La partenza è lenta per i padroni di casa, mentre l’Atalanta sembra decisa a riscattare il ko subito con il Torino, e cercano di sfruttare la fragilità difensiva della Roma. Da subito, infatti, Moralez, De Luca e Denis individuano in Piris il punto debole della difesa avversaria, e cercano continuamente di creare superiorità numerica su quella fascia: la traversa e la scarsa precisione sotto porta salvano i giallorossi in più di un’occasione. Anche centralmente la difesa sembra ballare un po’, lasciando a Denis la possibilità di presentarsi a tu per tu contro un ottimo Stekelenburg, che lo priva della gioia del goal. Ma proprio in questa occasione si può apprezzare l’importanza di Marquinhos, che con il suo movimento ad elastico (prima sale tenendo alta la linea, poi rincorre l’avversario una volta accortosi della posizione regolare di questo) spazza un pallone destinato in rete dopo la deviazione dell’estremo difensore olandese. Passata la paura la paura è il momento di attaccare, chi illumina la riscossa romanista è, come sempre da venti anni a questa parte, Francesco Totti: il Capitano serve Lamela con uno splendido cucchiaio, avendo visto il taglio da destra verso il centro dell’argentino, che, aiutato anche da un po’ di fortuna (fortuna che in queste giornate era decisamente mancata), deposita in rete la palla del vantaggio. Partita sbloccata e Roma più fluida, Piris sembra prendere coraggio, ma le azioni pericolose partono sempre dalla fascia sinistra, grazie all’asse Totti-Balzaretti. E’ proprio la posizione del numero 10 a mandare in crisi gli schemi difensivi di Colantuono: partendo dalla sinistra, si accentra sempre, portando fuori zona il suo marcatore, il che permette al terzino sinistro della Nazionale di avere più spazio, arrivando spesso e volentieri al cross dal fondo.
La vera azione zemaniana si vede al minuto 43: contropiede, avviato sempre da Totti, sugli sviluppi di un calcio d’angolo avversario. La Roma con 3 passaggi arriva nell’area di rigore avversaria e solo la traversa strozza l’urlo liberatorio di Destro; l’attaccante ex Siena si muove bene, lotta in avanti facendo salire i compagni, ma ha bisogno di trovare la prima rete per sbloccarsi.
La partita continua su buoni ritmi anche nella seconda frazione di gara, ma i giallorossi non subiscono il solito calo. I ragazzi di Colantuono continuano ad attaccare preferendo la fascia di competenza di Piris, ritenendo forse Balzaretti e Castan troppo superiori a Schelotto dall’altra parte, ma quando il terzino paraguyano, che tende a marcare a uomo e farsi trascinare fuori posizione, sbaglia, il giovane Marquinhos, felice sorpresa di giornata, è pronto a chiudere su ogni avversario. Verso il minuto 60 la Roma cerca di abbassare i ritmi, mostrando i primi segni di affanno, ma segna subito la rete che chiude la partita: Destro calcia dalla lunga distanza, la respinta goffa di Consigli termina tra i piedi di Bradley che ribadisce in rete, facendo sembrare tutto molto semplice nonostante la posizione abbastanza defilata. Bravo a seguire l’azione fino in fondo l’americano, con un inserimento tipico dei centrocampisti del boemo.
Nel secondo tempo anche chi merita un capitolo a parte è sempre Francesco Totti, il Capitano da cui tutto – nessuno escluso – deve imparare. Ancora una volta ha corso più di tutti, lottato più di tutti, e solo Consigli, uno dei tanti portieri che contro Francesco sembra trasformarsi, lo ha privato della gioia della rete numero 217.
ANALISI ATLETICA. Non esistono più aggettivi per descriverlo: Francesco Totti copre ogni zona di campo, partendo da sinistra ma trovandosi spesso a fare il regista dietro le punte ed il centrocampista. Recupera ben 8 palloni, realizza 75 passaggi, mostra una condizione fisica e una propensione al sacrificio degna di un ragazzo che deve ancora farsi notare. Sta impressionando Alessandro Florenzi, un calciatore con 4 polmoni, che dopo 30 minuti sembra aver già dato tutto, ma poi ritrova la forza per lottare fino alla fine; la sua tecnica non risente dei chilometri percorsi: sbaglia solo il 30% dei passaggi tentati. Ottimo esordio dal primo minuto di Marqunhos, anche se in leggera controtendenza con quanto visto nei precedenti 71 minuti giocati: perde 6 contrasti aerei, vincendone solo 1, ma recupera 4 palloni. Conferma anche le ottime recensioni riguardo la sua tecnica: 100% di passaggi lunghi riusciti. Lamela risponde alle critiche con una rete, ma soprattutto con tanta sostanza e tanta corsa; fondamentale nei ripiegamenti difensivi, è sempre in aiuto di Piris, lo dimostrano i numeri: 4 palloni recuperati per lui al limite della nostra area di rigore.
A molti sembra lento, ma è il calciatore che interpreta meglio il ruolo di regista, così come lo intende Zeman: parliamo del greco Tachtsidis. Lo hanno criticato tanti, ma i numeri parlano chiaro, un calciatore che non perde mai la lucidità, riuscendo a realizzare il 75% dei passaggi tentati, e che da molto in fase difensiva, grazie ai 9 palloni recuperati. Decisamente prezioso, anche se è un calciatore che in pochi riescono a capire; deve crescere, ma le basi sono più che solite.
Miglioramento anche nella condizione generale della squadra che, dopo la prima mezz’ora di pessima fattura, prende in mano la partita, imponendo ritmi blandi che le permettono di amministrare la gara nel migliore dei modi.
Capitolo arbitro: non è bello parlare delle prestazioni dei direttori di gara, ma in questo inizio di campionato non stanno ben impressionando (basti pensare anche a quanto Valeri abbia influenzato il derby di Milano nel posticipo di ieri. Anche Banti non si distingue nel migliore dei modi, anzi, si fa notare per un rigore negato a Lamela, difficile da non vedere quando si è in tre vicino all’azione (arbitro, guardalinee e arbitro d’area).
Luca Fatiga