Klas Ingesson in campo lo ricordiamo come un gigante che si sistemava al centro del campo, con l’obiettivo di fermare ogni tentativo di ripartenza avversaria. Centrocampista fisico, nato nell’agosto del 1964, con un importante passato con la Nazionale svedese – con cui ha conquistato un terzo posto nei Mondiali di USA ’94 – e nel campionato italiano. Nel nostro paese ha indossato le maglie di Bari, Bologna e Lecce, con una breve parentesi nell’Olimpique Marsiglia. E in Italia ha conquistato il cuore dei suoi tifosi, in ogni piazza in cui ha giocato, grazie alla sua generosità, alla sua capacità di lottare.
Questa propensione al sacrificio, questa voglia di lottare, lo stanno accompagnando anche nella vita, anche nei momenti più duri. Il mieloma che aveva sconfitto nel 2009 è tornato a bussare alla sua porta dopo soli due anni, ad intossicargli il sangue, a rovinargli la vita, che aveva deciso di dedicare ai giovani calciatori. Lui che ha molto da insegnare ai giovani, l’esempio che devono seguire, in campo e nella vita.
“Ho il sostegno di tanti tifosi, gente che nemmeno mi conosce, ma che vuole starmi vicino. Non posso stare al letto tutto il giorno: devo lottare” – queste erano le sue parole di sfida alla malattia nel maggio del 2011. Ma la situazione si sta aggravando e lo ha costretto a tornare in sala operatoria, quando tutti erano convinti che la storia stesse prendendo finalmente la piega giusta.
Oggi il gigante è stanco, nella sua vita “è tutto così maledettamente lento”, ma l’augurio è che la sua voglia di lottare non si spenga, che la sua voglia di tornare a insegnare calcio ai bambini svedesi sia più forte di tutto; che da gigante quale è vinca anche questa partita.
Luca Fatiga