(G.Piacentini) Esattamente a metà, tra color che son sospesi. La classifica attuale rispecchia perfettamente l’anima di una Roma mai come oggi incompiuta. La formazione di Zeman, infatti, si trova a 7 punti dall’Inter terza in classifica, gli stessi che la separano dal penultimo posto di Bologna, Palermo e Chievo. Senza i tre punti di Cagliari, ancora sub judice, la Roma sarebbe nella parte destra della graduatoria. Una posizione che ad inizio stagione non era nelle aspettative della dirigenza, che aveva scelto Zeman per cancellare l’«annus horribilis» vissuto con Luis Enrique. Invece il tecnico boemo non solo non riesce ad essere un valore aggiunto, ma sta diventando un freno per questa squadra.
A dispetto di una rosa tra le più complete della serie A, alcune sue scelte si stanno rivelando un boomerang e stanno creando parecchio malcontento non solo nella piazza, ma anche all’interno dello spogliatoio. «L’importante – il suo pensiero – è che io credo in quello che faccio, e anche la maggior parte dei giocatori». Un grido d’allarme o la consapevolezza che non potrà mai ottenere l’unanimità dei consensi? Il «caso » che riguarda De Rossi, a cui viene preferito in regia il greco Tachtsidis, è ben lontano dall’essere risolto: per il momento siamo alla pace armata, ma il campo sta dando inesorabilmente ragione al calciatore che chiede di tornare a fare il centrale. Altra situazione borderline è quella di Miralem Pjanic: domenica sera al momento della sostituzione – difficile da comprendere visto che il bosniaco era stato il migliore dei centrocampisti – il suo malumore era evidente e certificato dalle imprecazioni uscendo dal campo.
La stessa che sta vivendo Mattia Destro: arrivato come crack del mercato, si è ritrovato riserva.La mezz’ora di riscaldamento per scendere in campo solo 7 minuti (più recupero) contro l’Udinese non deve avergli fatto piacere. Così come non fanno piacere i numeri della Roma, che con 16 gol al passivo (in 8 giornate, facile fare la media) ha la peggiore difesa del campionato al pari del Chievo, che però ha giocato una gara in più. Per non aprlare dei 5 miseri punti ottenuti all’Olimpico contro squadre non irresistibili: Catania (1), Atalanta (3), Sampdoria (1), Bologna (zero) e Udinese (zero). La Juve capolista ne ha subite solo 4 ed è la dimostrazione che in Italia vince chi subisce meno gol e non chi ne segna di più. Lo sapevano, i dirigenti della Roma, quando hanno scelto di affidare a Zeman i sogni di rivincita di una città intera?