(L. Valdiserri) – Lo stadio che costò il posto a Claudio Ranieri (20 febbraio 2011, Genoa che rimonta da 0-3 a 4-3) è lo stesso chepotrebbe aver fatto nascere la Roma di Zeman al culmine di un’altra rimonta, questa volta positiva, da 0-2 a 4-2. Magie di Marassi, che resta lo stadio più affascinante d’Italia anche se il prato non è certo degno della storia del Grifone.
Decidono la classe di Totti, il senso di Osvaldo per il gol, la crescita di Lamela che sta diventando concreto sotto porta ma anche l’armistizio sul campo tra Zeman e De Rossiche apre una pagina nuova per la squadra. Il boemo ha tenuto il punto, lasciando Tachtsidis tra i titolari e affidandogli, almeno sulla carta, i ritmi della squadra. De Rossi ha accettato il ruolo che non ama di intermedio ma poi, come sanno fare i campioni, ha dato la sua interpretazione andando spesso e volentieri a fare lui il regista. La squadra lo ha riconosciuto naturalmente come leader, affidandogli il pallone molto più spesso che al greco, che ha comunque fatto una partita onesta. L’altro grande regista, più offensivo, è stato Francesco Totti, che ha fatto il boia e l’impiccato: è stato bomber quando serviva di più (gol dell’1-2) e poi trequartista. Da segnalare anche la prova di Ivan Piris, fin qui una delle delusioni stagionali: il piccolo paraguaiano è entrato nelle azioni dei primi due gol e ha giocato «alto» proprio come vuole Zeman. Per capire se c’è stata davvero la svolta servirà un avversario più probante del deludente Genoa di ieri sera, che è stato in partita solo per mezzora e poi è scomparso tra gli esperimenti tattici di De Canio, che ha lasciato in panchina Immobile per schierare un prudente 4-4-1-1, cambiando solo quando si è trovato sotto.
Agli errori si è aggiunta la sfortuna, quando Borriello si è infortunato verso la mezzora della ripresa e, poco dopo, è dovuto uscire dal campo lasciando i rossoblù in dieci visto che De Canio aveva già fatto le tre sostituzioni. In ogni caso, i 14 punti in classifica permettono alla Roma una settimana di pace dopo tante polemiche. E, se Zeman e i suoi giocatori più rappresentativi continueranno nell’opera di avvicinamento, le prospettive sono interessanti. La prima cosa da rimediare, però, sarà l’approccio alla gara. La Roma ieri ha regalato l’inizio al Genoa rischiando di fare la fine dello Juventus Stadium, dove prese tre gol nei primi 18’. Il Genoa si è fermato a due — Kucka al 7’, lasciato libero di tirare a botta sicura; Jankovic al 15’, prima colpisce la traversa in acrobazia e poi è incredibilmente il più lesto a rialzarsi e ribattere in rete sul secondo cross di Antonelli—perché Stekelenburg è stato bravo a salvare il 3-0 su Borriello (19’).
La qualità del Genoa, però, non è certo quella della Juve. Tanti passaggi sbagliati a centrocampo hanno messo in crisi una difesa impresentabile a questi livelli. È bastato così che la Roma mettesse in un angolo la paura e alzasse il baricentro di 20 metri per ribaltare la gara. Un bel tiro di Florenzi appena alto ha suonato la carica e, già nel primo tempo, sono arrivati i gol di Totti (numero 217, ora è terzo da solo nella classifica di tutti i tempi) e di Osvaldo (bella girata su cross di Piris). Il secondo tempo è stato un dominio quasi imbarazzante della Roma, con un altro gol di Osvaldo (colpo di testa su corner di Totti) e di Lamela nel finale. Una ripresa che ha visto De Rossi giocare a livelli eccellenti. I suoi.