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CORRIERE DELLO SPORT Cellino al veleno: “Baldini? Ancora non ho capito di chi sia la Roma…”

Cellino in Figc

(R. Maida) – Ha anticipato tutti, uscendo con la sigaretta tra le dita quando ancora il dibattimento era in corso:  «Quello che dovevo dire l’ho detto, alla mia età amo le cose che durano poco…» . Massimo Cellino era una bomba a orologeria pronta all’esplosione mediatica.  Tic toc . Non ha aspettato che pochi secondi, tra i palazzi ricchi dei Parioli, per esprimere il suo umore. E’ bastato un banale  Come è andata? per ascoltare un diluvio di parole. A tratti divertente, a tratti inquietante, in ogni momento interessante:  «Per me il risultato di Cagliari-Roma è irrilevante. La cosa importante è difendere lo sport. La Roma è una società amica e voglio che il rapporto tra i due club resti lo stesso. Sarebbe bello se la partita si giocasse e le due squadre brindassero insieme alla fine. Il Cagliari magari perderà sul campo. E pazienza. Ma Franco Sensi era il mio migliore amico, un padre: non posso litigare con la Roma» .

LO SCHIAFFO – In realtà il suo comportamento non lo aiuta a mantenere un rapporto di stima con Franco Baldini. Cellino è uscito dall’aula della Corte di Giustizia federale mentre parlava l’avvocato della Roma, Savero Sticchi Damiani:  «Ho aspettato per rispetto che finisse il discorso di Baldini. Poi ho salutato e sono uscito. E posso assicurare di aver detto un decimo di quello che penso» . E se dentro aveva interrotto Baldini, che faceva appello all’applicazione del regolamento, con una battuta ( «Tu devi rispondere a Unicredit, non al regolamento!» ), fuori è stato molto più duro:  «Perché nominate Baldini? Il 2 novembre non è ancora arrivato… Lui è come il 2 novembre. Ma non è una questione personale. Io sono un presidente, lui è un dirigente.  

Io faccio il presidente con lo spirito di un appassionato, anche se negli ultimi 10 anni ho guadagnato grazie al calcio, lui invece lavora per questioni essenzialmente economiche. Non possiamo parlare la stessa lingua» . E ancora:  «Vorrei sapere di chi è la Roma, conoscere il mio collega e stringergli la mano. Ma ancora non si capisce» . Baldini però non gli è simpatico. Ogni volta che viene nominato si guarda intorno, come se fosse infastidito:  «Ma sulla storia dell’avvoltoio non sono stato capito. Avevo solo scherzato sul fatto che al posto del lupo, quelli della Roma avrebbero dovuto mettere come simbolo un condor. Nemmeno l’avvoltoio. E la frase è stata riportata» . (…)
LA ROMA – E Baldini come l’ha presa? Con la solita flemma, anche un filo di sconforto. Stili differenti. Tra i due contendenti, peraltro, c’è stato gelo. Nemmeno una stretta di mano all’arrivo in via Po. Cellino poi, accompagnato dall’avvocato Grassani in completo grigio come lui (era la divisa d’ordinanza?), si è allontanato con l’autista. Baldini, solo con i suoi pensieri, è andato via a piedi dopo aver detto poche frasi:  «Eravamo qui per difendere i diritti e gli interessi della Roma. Per me lo sport vince quando vince il rispetto delle regole. Non ho avuto occasione di parlare a Cellino ma la questione personale non ha importanza in questa storia. Conta solo la Roma»

 

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