(R.Maida) Se esistesse un termometro del feeling tra due persone, la colonnina De Rossi-Zeman avrebbe toccato il minimo. Il paradosso è che i due non sono mai stati così lontani come ieri, quando erano seduti fianco a fianco. La Roma in serata si è espressa sulla clamorosa esclusione ( «E’ stata una scelta tecnica. Quando è andato in panchina Piris nessuno ha pensato male…» ). (…)
ATTEGGIAMENTO -Per completezza di analisi, bisogna aggiungere che De Rossi non ha fatto drammi per la panchina. Anzi, è stato immortalato più volte con un sorriso (rassicurante o sprezzante, a seconda delle interpretazioni) e ha incitato in più occasioni i compagni che giocavano a dare il massimo. Il sorriso gli è rimasto stampato in volto anche dopo, quando ha lasciato lo stadio Olimpico. Zero polemiche. Non era questo il momento per puntualizzare la sua visione della vita, o per rimarcare una diversa filosofia calcistica. De Rossi alla Roma vuole bene e sa che con qualunque frase in questo momento la danneggerebbe. Non è escluso che possa dire la sua a Coverciano nei prossimi giorni: a mente fredda si valutano meglio errori e pretese. Ma in tempo reale ha preferito tacere.
INTERNO – Eppure, dopo le prime incomprensioni a mezzo stampa sul ruolo, regista sì regista no, De Rossi e Zeman sembravano aver trovato un punto d’incontro. Merito di un colloquio a Trigoria subito dopo l’Europeo. «Avrei preferito Montella – ha raccontato Daniele, che ieri ha ricevuto elogi proprio da Montella – ma invece conoscendo Zeman ho scoperto una bella persona, piacevole, non ho problemi con lui» . Discorso confermato proprio sabato dall’allenatore: «Si dice che il rapporto con De Rossi non sia buono. Ma è falso» . Basta intendersi sul significato della parola rapporto: professionalmente, Zeman e De Rossi non si sono ancora intesi. Ed è un problema che la Roma deve risolvere in fretta.