(G.Dotto) Se sei un giocatore della Roma e hai appena visto Losi, Rocca e Falcao dentro la stessa divisa e la stessa storia, non puoi non trasformarti in una belva sanguinaria. E invece, a mezzogiorno e mezzo, l’odore all’Olimpico è quello della paura.L’Atalanta non è la Juventus, ma la Roma è la stessa di Torino. Ferma lì. Impantanata nell’incubo. Una quaglia tremula finita dentro un recinto di cani rabbiosi. Se, dopo mezz’ora, non è 0-2 per la squadra di Colantuono è solo perché il calcio è un’orrida roulette. Questa volta meravigliosa.
L’azzardo di Zeman arriva come un cazzotto al fegato in uno stadio che sa ancora d’incenso e fatica a smaltire il magone da nostalgico show. Alla fine, una vittoria allarmante. Liberi di darsela a bere, ma la Roma di ieri è due passi indietro rispetto a quella bestemmiata con Bologna e Sampdoria. Questa volta non c’è stato nemmeno il primo tempo.Il gol di Lamela è un magnifico nonsenso. Stiamo stretti nelle mutande per più di un’ora, fino a quando non esultano due americani, Bill in campo e James in tribuna.
Brutta storia quella di De Rossi e Osvaldo in panchina. Sa di resa dei conti. Sa di muscoli esibiti. Sa di un allenatore che, non riuscendo ad affermare il suo dogma, ricorre alle maniere forti. Sa di un fastidioso sospetto che torna a galla, che l’alchimista praghese sa trasformare il ferro in oro solo se il ferro è giovane. Tre buone notizie. Castan è un grande, Lamela darà ragione a Sabatini e Marquinhos sarà il nuovo Vierchowod. Con due piedi migliori.