(R. Maida) – Una corsa soave, elegante, che termina con un gol a cucchiaio. Potrebbe essere il reportage di una delle tante idee vincenti di Francesco Totti. Invece la giocata è stata confezionata da un ragazzo che la Roma deve ancora conoscere: Dodò.
ALLEGRIA – L’evento mattutino, in cima a un allenamento un po’ blando, è stato così lieto e liberatorio da trasmettere al protagonista una felicità irrefrenabile. Dodò ha allargato il sorriso genuino e ha festeggiato con i preparatori, da Chinnici a Ferola, che l’hanno seguito passo dopo passo nel tortuoso cammino di ritorno all’attività. Adesso, con i dovuti scongiuri, si può sussurrare: la Roma ha acquistato Dodò.
VERSO IL DEBUTTO – Da un punto di vista clinico, l’esordio potrebbe avvenire già domenica sera a Genova. Non è ancora sicuro perché i medici vogliono evitare rischi dopo undici mesi senza partite. Ma i segnali, valutando anche la soddisfazione di Zeman, svelano che Dodò potrebbe essere davvero convocato. Sabatini si augura di vederlo per almeno un quarto d’ora. «Farà innamorare i romanisti» è stata la sua presentazione. C’è ottimismo, insomma. Saranno comunque decisivi i prossimi allenamenti: soprattutto domani e venerdì, quando Zeman ha organizzato una doppia seduta di lavoro. Se Dodò resiste al sovraccarico, è fatta. Finalmente.
IL MIGLIORE – La curiosità del pubblico è condivisa anche dai compagni e da tutti i dipendenti di Trigoria. Dodò, oltre che rivelarsi un ventenne educatissimo, ha dimostrato professionalità in questi tre mesi di recupero. Si è allenato con scrupolo e tenacia, non si è mai lasciato trascinare dalla paura di non farcela. E in campo, nei brevi periodi in cui il ginocchio glielo ha concesso, ha fatto numeri strabilianti. «E’ fortissimo, se avrà il tempo di maturare vi sorprenderà» giurano alla Roma, dove sono convintissimi di avere speso bene i 2,5 milioni investiti tra premio di formazione al Corinthians (1) e la ricchissima commissione pagata al manager (1,5) per convincerlo a preferire Trigoria al resto del mondo.
TRE PASSI – E adesso che tutto sta filando liscio, si possono ricordare con leggerezza anche i problemi che hanno rovinato l’estate. Problemi di coincidenze sfortunate e problemi di comunicazioni interne. Ci sono stati tre momenti in cui Zeman e i medici si sono trovati in disaccordo sulla gestione del recupero di Dodò. Il primo a Trigoria, all’inizio del raduno, quando il terzino con i capelli ricci lavorò come se fosse completamente guarito (sul campo sintetico) e si ritrovò con il ginocchio gonfio a otto mesi dall’operazione. Qualcosa era stato sbagliato in Brasile, probabilmente, ma anche nella Roma qualcosa non ha funzionato. Dodò è stato giudicato pronto e invece pronto non era. Il secondo momento di tensione è capitato negli Stati Uniti, a Boston. Seccato perché i dottori gli sconsigliavano di accelerare la riabilitazione, Zeman sottopose Dodò a un allenamento regolare. Con tanto di partitella. Era sicuro che il peggio fosse passato perché il ginocchio stava molto meglio. Dodò invece non è riuscito a sopportarlo tanto che è stato costretto a ricominciare il percorso: qualche corsetta, pochissimo pallone. Il terzo e ultimo caso è stato il 19 agosto, in occasione di Roma-Aris Salonicco. Zeman fece entrare Dodò nei minuti finali, per attrarre gli applausi che in effetti l’Olimpico non gli negò. (…)
CHIARIMENTO – A quel punto però Zeman e i medici si sono parlati, chiariti, fidati l’uno degli altri. Normale, quando ci si conosce di più. Hanno concordato un piano di recupero diverso, meno intenso e precipitoso. E dopo due mesi di cautela i risultati si vedono, per la gioia di tutti. Dodò corre, dribbla e segna. E’ di nuovo un calciatore, è un giovane pieno di entusiasmo. E la Roma non vede l’ora di ammirarlo. (…)