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Giudice Sportivo

(E. Pinna) – Tremilioninovecentosettantamila euro. E’ quanto ha stabilito la Sezione Giurisdizionale per la Regione Lazio, presieduta da Ivan De Musso (giudici a latere Maria Teresa Docimo e Marco Valerio Pozzato), in merito alla causa per «danno all’immagine» in favore della Federcalcio nei confronti di quattordici dei sedici “convenuti” (si chiamato così, in campo amministrativo, gli imputati) per la vicenda Calciopoli. Un milione per Paolo Bergamo, all’epoca designatore della Can, quello più toccato dalla sentenza della Corte dei Conti. Ottocentomila il “conto” per il suo collega, Pier Luigi Pairetto. E poi c’è l’ex vicepresidente federale, Innocenzo Mazzini (700mila), l’ex presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, Tullio Lanese (500mila), gli ex arbitri De Santis (500mila), Pieri (150mila), Racalbuto (100mila), Dattilo (50mila), Gabriele (50mila), Bertini (50mila), l’ex designatore dei guardalinee Mazzei (30mila) e tre assistenti (Titomanlio 20mila, Puglisi 10mila, Babini 10mila). Totale, poco meno di 4 milioni di euro, una cifra, ma comunque di molto inferiore alle richieste avanzate dall’accusa, che ammontavano a 120milioni. (…)

CONDANNE – I giudici amministrativi hanno ritenuto colpevoli tutti quei soggetti le cui funzioni potevano essere assimilate a quelle di pubblico ufficiale. E, dunque, tutti i “dipendenti” della Federcalcio. Un milione la “condanna” erariale per Bergamo, che a Napoli è stato condannato in primo grado a tre anni e otto mesi.  (…)
EPILOGO – «Hanno leso l’immagine dello sport nel nostro Paese e ci hanno fatto vergognare di essere italiani» disse, nel gennaio del 2009, il procuratore regionale della Corte dei Conti, Ugo Montella, all’inizio della sua requisitoria, prima di chiedere la cifra-monstre di 120 milioni. Per il pm della Corte dei Conti, loro dovevano pagare per aver, nella loro funzione di pubblici ufficiali, gettato fango sulla Federcalcio. Per Montella il danno erariale era legato «all’immagine in relazione allo scandalo Calciopoli» (richiesta: 100 milioni) e al «danno da disservizio» (20 milioni). (…)
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