(A. Ghiacci) – E’ arrivato mercoledì e in tre giorni ha preso in mano la Roma. Ha incontrato la squadra, ha salutato tutti, Zeman compreso. Poi è passato alla riunione del consiglio di amministrazione, con i conti giallorossi sul tavolo. Infine ha conosciuto Luca Parnasi, proprietario del terreno di Tor di Valle sul quale il club ha deciso di costruire lo stadio di proprietà. James Pallotta, presidente della Roma, non si è fermato un minuto e ha anche preso parte alla festa della prima Hall of Fame, un’altra delle mille iniziative ideata dal suo gruppo di lavoro per la società e per i suoi tifosi. L’americano ha pronunciato parole da «numero uno»come lo ha definito Totti. L’annuncio di Pallotta è di quelli importanti: «Voglio vincere il titolo con la Roma entro cinque anni – ha detto ai microfoni di Sky – come fatto già con i Boston Celtics» .
PROGRAMMAZIONE – Se c’è una cosa che i manager statunitensi sanno fare, questa è le gestione delle aziende. E la Roma, con l’arrivo di Pallotta e della sua squadra, da poco più di un anno ha cominciato a funzionare proprio come una grande azienda. Con una programmazione e un’organizzazione che lascia poco spazio agli errori: «Il successo con i Boston Celtics – continua Pallotta – fu possibile proprio perchè mettemmo in piedi una organizzazione eccellente. E ora stiamo lavorando per applicare il nostro know-how, che ha avuto successo in giro per il mondo, anche nel calcio. Con la Roma vogliamo fare la stessa cosa e riportarla al livello che le compete» . Il più in alto possibile, quindi. Fino appunto alla vittoria del campionato. Il fatto che ci sia un obiettivo del genere non può che essere positivo. E Pallotta oggi pensa alla Roma anche come un bene affettivo, non solo come business.
SCELTE – Il presidente, poi, rivendica le scelte che hanno portato alla costituzione dell’attuale organigramma. In un momento difficile, ecco un’altra dose di nuova fiducia:«Abbiamo scelto le persone giuste, Baldini, Sabatini e Fenucci e un buon gruppo di tecnici. Vogliamo costruire una squadra che rimanga al vertice per i prossimi vent’anni» . Non solo Roma, però. Perché Pallotta è anche molto legato ai Celtics di Boston, la squadra di basket di cui ha una quota di proprietà: «Hanno un posto speciale nel mio cuore, da piccolo vivevo ad un solo isolato dallo stadio, facevamo le collette con gli amici per un biglietto, poi entrava solo uno e gli altri passavano da un’altra entrata, così le guardie ne fermavano solo uno e gli altri entravano. Ora per fortuna posso entrare dalla porta principale…» .
STADIO – E può entrare dalla porta principale anche all’Olimpico. Ma da presidente della Roma il suo chiodo fisso è quello che da sempre ha individuato come il fulcro della sua nuova avventura: lo stadio di proprietà. In tal senso la cena di venerdì sera a casa di Cappelli è servita per accelerare. Non solo Parnasi, ma anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: il presidente giallorosso lo ha rassicurato, entro un paio di settimane ci sarà l’annuncio. L’impianto della Roma sorgerà a Tor di Valle e Parnasi entrerà come socio con una percentuale che gli sarà ceduta da Unicredit. In pratica è tutto pronto. Anche il progetto, su cui negli Stati Uniti stanno lavorando da mesi, è definito. E la Roma non aspetterà la legge sugli stadi, bloccata da mesi, che comunque avrebbe reso l’iter più semplice: si andrà comunque avanti, anche per volontà di Parnasi che non vuole tenere fermo il terreno di Tor di Valle troppo tempo senza poterlo sfruttare.